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Riforma delle pensioni, Bruxelles e sindacati d’accordo. In Spagna va così

Riforma delle pensioni, Bruxelles e sindacati d’accordo. In Spagna va cosìIl segretario generale delle Comisiones Obreras Unai Sordo; il ministro della Sicurezza Sociale José Luis Escrivá e il segretario generale dell’Ugt Pepe Álvarez – Ap

Sistema previdenziale La legge appena licenziata dal governo ricompatta la maggioranza. Alla base equità intergenerazionale e riduzione del gap di genere

Pubblicato più di un anno faEdizione del 17 marzo 2023

«Con questa riforma modernizziamo il sistema previdenziale, blindando il potere d’acquisto dei pensionati e introducendo importanti elementi dal punto di vista dell’equità e della solidarietà»: sintetizza così il ministro della Sicurezza Sociale José Luis Escrivá, il contenuto della riforma delle pensioni che il governo spagnolo ha appena licenziato.

Una proposta che ha superato l’esame della Commissione europea, ha ottenuto l’avallo dei sindacati confederali e ricompattato la maggioranza progressista. Mentre le destre hanno annunciato il voto contrario in parlamento, in linea con l’avversione espressa dalle imprese.

Il nuovo quadro del sistema pensionistico sostituisce quello del 2013 del governo popolare di Mariano Rajoy che, intervenendo sulla spesa, riduceva il potere acquisitivo dei pensionati fino al 30%. La rifoma di Escrivá, invece, agisce sul piano delle entrate, aumentandole e irrobustendo il primo pilastro, così da garantire la sostenibilità del sistema pubblico.

Non interviene sull’età di pensionamento, che nel 2027 sarà tra i 65 e i 67 anni a seconda degli anni di contribuzione, né sul minimo contributivo di 15 anni. Ma rafforza le carriere discontinue e riduce il gap previdenziale tra donne e uomini che attualmente è del 33%.

E lo fa agendo in termini di equità: si potrà scegliere infatti tra mantenere il periodo di calcolo agli attuali 25 anni, o ampliarlo agli ultimi 29, scartando i due anni peggiori; verrà esteso il periodo oltre gli attuali 48 mesi per godere di contributi figurativi per le interruzioni di carriera che normalmente le donne soffrono nella loro vita lavorativa; aumenteranno del 22% le pensioni minime (fino a 1.180 euro nel 2027) e non contributive, anche queste prevalentemente femminili; si incrementerà il complemento contro il gap di genere in riconoscimento del lavoro di cura.

I maggiori introiti verranno da un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate e dall’aumento di contributi per i salari più elevati oggi esenti (sopra i 4.500 euro mensili, comportando un aumento della pensione massima).

Al fattore di sostenibilità della riforma Rajoy si sostituisce un Meccanismo di equità intergenerazionale, già in vigore da gennaio, con un aumento graduale e temporaneo dei contributi dell’1,2% (1 punto sulle imprese e 0,2 sui lavoratori) per garantire una riserva che faccia fronte al pagamento delle pensioni dei baby boomers.

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