Dopo le slide del Ministero dell’economia ieri hanno iniziato a circolare alcune bozze sulla riforma del fisco del governo Meloni. Il provvedimento è atteso la prossima settimana nel Consiglio dei ministri. Si conferma l’impianto di massima: un Ddl in 22 articoli e cinque parti che delega il governo ad attuare entro 24 mesi la «revisione del sistema tributario» a beneficio dei redditi medio alti.

La delega prevede una «revisione e graduale riduzione» dell’Irpef nella prospettiva di arrivare ad un sistema con «aliquota impositiva unica», cioè la regressiva «flat tax». Si passerà da 4 a 3 scaglioni con aliquote più basse. Sono due le ipotesi allo studio: un sistema con aliquote al 23%, 33% e 43% e un’alternativa più costosa da 10 miliardi, contro i 6 dell’altra con il secondo scaglione al 27%. Resta anche da capire il modo in cui si tradurrà la revisione dell’Iva. L’obiettivo del governo è omogeneizzarla per i beni e servizi similari «di maggior rilevanza sociale» e non è escluso che per alcuni beni, come pane, pasta e latte, possa essere portata a zero. Quanto alla sempiterna promessa di revisione delle «tax expenditures» si pensa a tutelare gli sconti fiscali che riguardano la composizione del nucleo familiare, la tutela della case, della salute, dell’istruzione, dell’efficienza energetica e della riduzione del rischio sismico. Sulla lotta all’evasione fiscale non mancano le suggestioni regalate dall’«intelligenza artificiale».

«Ridaremo organicità e sistematicità al modello tributario» ha auspicato ieri Maurizio Leo, viceministro dell’Economia. «È sostanzialmente la fotocopia di quella del governo Draghi: alcune parti sono addirittura identiche parola per parola» ha scritto Luigi Marattin, (Azione – Italia Viva) . Per Cna Confcommercio e il consiglio nazionale dei commercialisti la «riforma» va nella giusta direzione. E tutti chiedono al governo un giro di tavolo. La Cgil, come si scrive nell’articolo di apertura, è critica, ma attende le vere carte. Aspetta di vederle anche il leader degli industriali Carlo Bonomi, che prima si è espresso in termini critici sulle slide del ministero dell’economia («Se si parla solo di rimodulazione di aliquote non è la strada»). E ieri: «Ci aspettiamo una riforma organica. Una riforma del Fisco ha senso – avverte – se è organica».

Al di là della manutenzione non visogna perdere di vista il progetto generale del governo. «Perseguire un modello di Flat Tax, e in generale una politica di fiore riduzione delle tasse, piuttosto che una politica di equità che riequilibri il peso fra chi le paga e chi invece non le paga per legge o perché evade o elude il fisco, implica la rinuncia a finanziare un Welfare universale. Basta guardare ai paesi che hanno una Flat Tax. La pressione fiscale è più bassa di 10 punti rispetto alla media dov’è progressiva. L’incidenza della spesa pubblica è di quasi 12 punti inferiore e la spesa sociale è più bassa di 9 punti. Basta saperlo» ha scritto Maria Cecilia Guerra (Pd), già sottosegretaria all’Economia.