Politica

Ricomincio da trecentomila. Il piano A di Potere al popolo

Ricomincio da trecentomila. Il piano A di Potere al popoloL’assemblea di Potere al popolo a Roma del 18 novembre 2017 – Eindon

Sinistra «Le elezioni erano un pretesto per metterci insieme, ora un coordinamento tra i territori». «Assemblee sovrane», ma il sito sarà «lo strumento per allargare la partecipazione»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 18 marzo 2018

«Indietro non si torna» aveva detto Viola Carofalo, portavoce (ma formalmente per la legge elettorale «capo politico») di Potere al popolo, dal palco di piazza Dante a Napoli, alla festa di chiusura della campagna elettorale per le politiche. A livello nazionale il 4 marzo Potere al popolo ha ottenuto l’1,13%, 370.320 alla camera.

A Napoli, città da cui è partita la lista grazie agli attivisti dell’Ex Opg Je so’ pazzo, ha sfiorato la soglia di sbarramento con il 2,9%. Siccome indietro non si torna, stamattina a Roma al Teatro Italia la lista riunisce associazioni, comitati e organizzazioni politiche per «festeggiare il risultato e programmare le mosse dei prossimi mesi».

Nelle due settimane post voto ci sono state circa un centinaio di incontri da Nord a Sud e altrettanti sono programmati fino a fine mese, lo scopo è darsi un’organizzazione sui territori che agisca in modo coordinato: «Le assemblee sono sovrane ma stiamo lavorando al sito di Pap per trasformarlo in uno strumento operativo – spiega Chiara Capretti -. Chi non può partecipare di persona alle riunioni potrà informarsi e dare contributi attraverso il portale. Dobbiamo ragionare su temi di interesse generale creando gruppi di lavoro che sviluppino pratiche comuni e campagne nazionali».

Salute, migranti, diritti, lotta alle povertà e lavoro sono i temi su cui si impegnano gli attivisti dell’Ex Opg, attraverso progetti di mutualismo e solidarietà, da allargare su tutto il territorio.

Poi c’è la pratica del controllo popolare del voto, esercitata a Napoli alle scorse amministrative e alle politiche vegliando sulla regolarità delle operazioni di voto, che adesso dovrà essere adattata ed estesa a parlamentari e istituzioni nazionali. E poi l’opposizione al prossimo governo, tutti temi di discussione oggi al Teatro Italia.

«L’abbiamo detto nella nostra prima assemblea nazionale – commenta Viola Carofalo – quattro mesi fa: le elezioni sono state solo l’inizio, la prima tappa di un progetto più grande di aggregazione di forze sociali, di mobilitazione di giovani e di disaffezionati della politica. Sono state il pretesto per metterci insieme, farci vedere da milioni di persone».

Il risultato elettorale non ha prodotto uno sfaldamento dei gruppi e delle organizzazioni che avevano aderito a Pap, complice anche un appeal inesistente da parte dei partiti di sinistra come Leu, ma anzi sono arrivate nuove richieste di affiliazione: «Molti avevano partecipato alle assemblee ma poi non avevano aderito – prosegue Chiara – hanno atteso la prova del nove del voto. Visto com’è andata e la nostra volontà di andare avanti, hanno capito che potevano fidarsi e si sono fatti avanti. È quello che è successo, ad esempio, con il collettivo del Barrio di Bergamo».

Resta il tema di come ripartire in un paese spaccato in due con al Nord la Lega e al Sud i 5S. Spiega Chiara: «Noi siamo andati su e giù per lo Stivale, gli altri candidati non li abbiamo mai incrociati, ma abbiamo parlato con tanta gente che voleva solo mandare a casa la classe dirigente degli ultimi 15 anni. Al Sud, in particolare, molti non sapevano neppure del reddito di cittadinanza, è stata una ribellione contro chi ha distrutto le loro condizioni di vita».

Come recuperare spazio d’azione? «Il linguaggio di sinistra di per sé non ha alcuna presa sui cittadini – conclude – perché gli elettori di sinistra si sono sentiti fregati dai partiti che in passato l’hanno utilizzato. Per tracciare oggi una linea tra destra e sinistra, che ne riaffermi le differenze, è necessario ripartire dalle pratiche, tornare a fare comunità facendosi carico dei bisogni collettivi. Ci vuole un movimento popolare che pratichi, oltre a rappresentare, le differenze tra destra e sinistra».

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