Restituire la sovranità agli elettori
Petizione popolare A cura dei comitati promotori
Petizione popolare A cura dei comitati promotori
Come pietrificato, il parlamento attende, pressoché immobile, l’esito delle primarie del Partito Democratico. Esattamente come prima ha atteso che ci fosse la sentenza della Consulta e poi ha atteso le motivazioni della medesima. Le proposte di riforma della legge elettorale, che ovviamente tutti giudicano come necessaria e urgente (anche da quelli che – approvando l’Italicum insieme con la riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre – hanno messo il Paese in un quasi vicolo cieco), sono una trentina e attendono che qualcuno si occupi concretamente di loro.
Nel frattempo, ogni tanto riemergono le spinte al voto anticipato e pazienza se le leggi elettorali di Camera e Senato sono così diverse da rendere quasi certo l’esito di due maggioranze diverse, con buona pace della governabilità e della stabilità di cui tanto si parla (e che sono state il leitmotiv della campagna referendaria per il sì alla riforma costituzionale) nonché della credibilità delle nostre istituzioni. Anticipate o no, prima o poi le elezioni ci saranno e sarebbe cosa buona arrivarci con una legge elettorale non raffazzonata all’ultimo minuto (come è accaduto con il Porcellum) e magari coerente con il dettato costituzionale, che garantisca l’eguaglianza del voto, che elegga un parlamento realmente rappresentativo, che permetta ai cittadini di eleggere direttamente i propri rappresentanti.
Che è quanto propongono il Comitato per il no nel referendum costituzionale e il Comitato contro l’Italicum che da poco più di un mese stanno raccogliendo le firme a sostegno della petizione «Restituire la sovranità agli elettori» per eliminare ogni forma di premio di maggioranza, i capilista bloccati e le candidature multiple. L’iniziativa della petizione serve per dare più forza alle posizioni sulla legge elettorale dei comitati e di quanti si sono battuti per il no nel referendum costituzionale, oltre che per portare tra i cittadini una discussione sulla importanza di avere un sistema elettorale degno di questo nome e, soprattutto, evitare un’ulteriore pericolosa caduta di credibilità della rappresentanza parlamentare.
Le firme – circa 26mila ad oggi, tra quelle ottenute on line sulla piattaforma change.org e quelle raccolte nelle iniziative promosse dai comitati locali in tuta Italia – saranno consegnate il prossimo 27 aprile al presidente del Senato Pietro Grasso e alla presidente della Camera Laura Boldrini, durante un incontro al quale parteciperà una delegazione composta da Alfiero Grandi, vice presidente vicario del Comitato per il No e del Comitato contro l’Italicum, Pietro Adami, esecutivo del Comitato per il No, Mauro Beschi, esecutivo del Comitato per il No e Comitato contro l’Italicum, Massimo Villone, presidente del Comitato contro l’Italicum, Alfonso Gianni, direttivo del Comitato contro l’Italicum, Anna Falcone, vice presidente del Comitato per il No, Felice Besostri, esecutivo del Comitato contro l’Italicum e capofila degli avvocati per i ricorsi alla Corte Costituzionale, Antonio Esposito Presidente onorario della Cassazione.
Ma l’attività dei Comitati non si esaurisce con la battaglia per la riforma della legge elettorale.
Quale miglior modo di difendere la Costituzione, per esempio, che difendere la pace?
Di qui l’adesione all’appello promosso dall’Anpi – e sottoscritto da diverse associazioni – che esprime preoccupazione per il clima di guerra che sembra avere preso il sopravvento.
«I Comitati – si legge nel testo di adesione – invitano a fare del 25 aprile una grande opportunità non solo per ricordare con orgoglio la Resistenza e la riconquista della democrazia, ma anche il referendum del 4 dicembre con il quale la grande maggioranza degli italiani ha respinto, grazie anche al ruolo svolto dall’Anpi, il tentativo di stravolgimento della Costituzione italiana e ha chiesto di valorizzare la nostra Carta fondamentale».
La quale detta regole nette e chiare anche contro l’uso della guerra per regolare i conflitti tra i Paesi. Art. 11: «L’Italia ripudia la guerra …».
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