«Renzi teme il parlamento»
5 Stelle M5S al contrattacco: «Votiamo la legge». E le associazioni lgbt minacciano lo sciopero elettorale
5 Stelle M5S al contrattacco: «Votiamo la legge». E le associazioni lgbt minacciano lo sciopero elettorale
Adesso l’unica arma che gli rimane è lo sciopero elettorale: «Se passerà il maxi-emendamento senza la stepchild adoption alle amministrative proporremo al movimento e a tutte le persone sensibili di non andare a votare o di andare e non mettere la scheda nell’urna, dichiarando che si tratta di una protesta per i diritti civili» hanno minacciato ieri le Famiglie Arcobaleno, l’associazione che riunisce un migliaio di coppie omosessuali con figli. E’ l’ultimo tentativo di convincere il parlamento a discutere il ddl Cirinnà senza affondarlo con il maxi-emendamento del governo che lo priverebbe del suo punto più qualificante come la stepchild adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner.
E’ bastato meno di un’ora al movimento lgbt per passare domenica scorsa dalla speranza (preoccupata, ma pur sempre speranza) di poter avere finalmente una legge che riconoscesse i loro diritti, alla delusione di veder sparire tutto ciò per cui si batte da anni. Il tempo servito a Matteo Renzi per annunciare di voler approvare le unioni civili grazie a un accordo con il Ncd e sacrificando la stepchild adoption. Ieri le associazioni hanno provato ancora una volta a chiedere di non votare la fiducia permettendo così una discussione trasparente su quello che è il loro futuro. Va detto che alleati in parlamento ormai ne sono rimasto pochini. L’ex relatrice della legge Monica Cirinnà si è infatti subito allineata e approva la fiducia, stessa cosa anche per il sottosegretario Ivan Scalfarotto. E la sinistra dem pure. Resta invece al suo posto Sel che ieri ha incontrato i rappresentanti delle associazioni confermando di non voler votare la fiducia. E i 5 stelle, che dopo essersi rifiutati di votare il canguro continuano a garantire il voto favorevole alla legge, stepchild compresa.
Per i grillini ieri è stato il giorno della risposta alle accuse di tradimento che il Pd gli lancia addosso da tre giorni per non aver votato l’emendamento Marcucci. Scelta la cui giustezza è stata in qualche modo confermata dalla decisione del presidente del Senato Pietro Grasso di dichiarare inammissibili tutti i canguri al ddl Cirinnà. #ChiedeteScusaAlM5S è l’hashtag subito coniato da Beppe Grillo, che spera così di far dimenticare la decisione – contestatissima in rete – di riconoscere libertà di coscienza ai parlamentari grillini sulle adozioni.
Per il contrattacco si sono mobilitati i vertici del movimento, a partire dal vicepresidente della camera Luigi Di Maio e dal presidente della commissione Rai Roberto Fico che hanno smentito di aver ai fatto patti con il Pd per votare il canguro. «Un accordo non c’è mai stato, tutto quello che è stato detto è trasparente e molte ricostruzioni fatte sono state poi smentite dai fatti. Non credo che Renzi si sia mai fidato di noi così come noi di lui, la prova è il voto. Noi abbiamo detto che voteremo le unioni civili», ha detto Di Maio. «La riforma costituzionale la fanno con Verdini – ha proseguito il vicepresidente della Camera -, la legge elettorale la fanno con Berlusconi, il Jobs Act lo fa chi non ha lavorato mai un giorno in vita sua, sulla previdenza interviene chi prende le pensioni d’oro e le unioni civili le fanno con Alfano per arrivare a una legge che non darà diritti alle coppie gay. Aspettiamo la riforma della giustizia con Totò Riina e poi le abbiamo completate tutte». Il problema, per Roberto Fico, «è che il Pd ha paura del parlamento». «Se avesse coraggio e fosse meno cagasotto dovrebbe venire in aula e votare i 500 emendamenti insieme a noi e di porta a casa la legge per i diritti della società – ha concluso Fico -. Noi ci siamo al 100 per cento. Votiamo subito».
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