Lavoro

Renzi e i mea culpa sulle partite Iva: «Parliamone, posso cambiare»

Renzi e i mea culpa sulle partite Iva: «Parliamone, posso cambiare»Un'immagine dal tweetstorm "#RefurtIVA", la campagna del 2014 che mise in crisi il governo 2.0

Quinto Stato Dov'eravamo rimasti? Alla legge di stabilità del 2014 quando il governo 2.0, quello che parla di "innovazione", aumentò tasse e contributi al lavoro autonomo. Oggi al Nazareno il Pd incontra per la prima volta le associazioni: "Agli errori si pone rimedio". Si vedrà nella prossima legge di stabilità

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 11 ottobre 2015

L’incontro tra il partito democratico e le associazioni delle partite Iva che si terrà stamattina nella sede nazionale del Nazareno, in via Sant’Andrea delle Fratte a Roma, è stato pensato da chi si è cosparso il capo di cenere: «Agli errori si pone rimedio», recita il claim dell’incontro accompagnato da una foto che è tutto un programma: un mazzo di rose rosse e un post-it: «Parliamone, posso cambiare».

renzi partite iva possiamo cambiare
“Agli errori si pone rimedio”

Lo stile kitchissimo del messaggio è la proiezione del «mea culpa» dal presidente del Consiglio Renzi che, sordo a tutti gli appelli dentro il governo (Damiano del Pd e il sottosegretario all’Economia Zanetti, ad esempio) e alle battenti mobilitazioni su twitter fece approvare una rovinosa riforma del regime fiscale agevolato per le partite Iva under 35 e l’aumento dell’aliquota previdenziale per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps dal 27,72 al 30,72% nella legge di stabilità, poi congelato. Un doppio cazzotto che avrebbe steso chiunque, figuriamoci i 3,3 milioni di professionisti a partita Iva, senza contare gli under 40 iscritti agli ordini professionali più tipici (architetti, ingegneri ecc) già strozzati dal peso contributivo fissato dalle loro casse di previdenza. La rivolta scosse il governo 2.0 che puntava tutto sull’innovazione e l’auto-imprenditorialità, proprio nelle settimane in cui con il Jobs Act riaffermava la prevalenza del contratto standard (sia pure a «tutele crescenti», oltre che stabilmente precario) ed escludeva dal bonus Irpef degli 80 euro proprio i lavoratori indipendenti.

Freelance, Flash mob
Freelance, Flash mob

***La storia: perché il governo 2.0 di Renzi ha cercato di eliminare i freelance nel 2014

Il partito di Renzi, all’esordio dell’iter della nuova legge di stabilità, sembra avere cambiato atteggiamento: dall’autismo che molti guai ha portato al consenso per il premier, è passato alla proposta di dialogo. Il responsabile economico Pd Taddei ha prospettato in un’intervista al bimestrale «Il consulente del lavoro» una «razionalizzazione» sui tempi di pagamento, sulle tutele, su malattia e disoccupazione.

«Mi auguro che ci sia qualcosa in più rispetto a quanto annunciato: ci sarebbe da aggiungere la questione previdenziale, bloccare una volta per tutte l’aumento della gestione separata per dare una tranquillità a queste persone, e quella dei diritti di base. Uno stato moderno non li può ignorare» afferma Andrea Dili, portavoce associazione XX maggio. Sul tavolo c’è la propopsta di accorpare i due regimi dei minimi esistenti (frutto del pasticcio dell’anno scorso), evitando di renderli uno sostitutivo dell’altro. Questo significa restaurare lo status quo, con una modifica: garantire l’agevolazione per i primi 5 anni con l’aliquota al 5%. Dal sesto anno si passerebbe al 15%. «Gli autonomi dovrebbero acceedere ai 44 miliardi di fondi Ue- aggiunge Dili – i bandi in Italia li riservano solo alle imprese, mentre in Europa la distinzione è stata superata».

All’incontro di oggi parteciperà, tra gli altri, l’associazione dei freelance Acta (che incontrerà martedì anche Cesare Damiano): «Chiediamo l’equiparazione contributiva al 24% come per gli artigiani e i commercianti, ma serve un intervento organico sul sistema fiscale per favorire la crescita del lavoro autonomo professionale».

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