Già prima delle primarie non era stato semplice mettere a punto il regolamento tra paletti e veti incrociati. Dopo che l’asse Conte-Letta s’è sciolto come neve al sole, Pd e M5s in Sicilia si annusano di continuo. Nulla appare scontato. Anzi, l’addio sembra sempre dietro l’angolo, anche se mancano 48 ore alla presentazione dei simboli. A far risalire la tensione è stata l’ultima richiesta del M5s, fatta ieri al tavolo con Caterina Chinnici, che ha convocato la riunione per ricevere il documento con i nove punti irrinunciabili che i grillini avevano preparato dopo la fine dell’alleanza progressista a Roma per tentare di proseguire il percorso delle primarie seppure con “un nuovo patto”.

Ci sono nodi politici, ma anche di contenuto. Uno su tutti: i 5stelle hanno chiesto ai Dem di non mettere nel proprio simbolo il nome della candidata alla presidenza della Regione perché così apparirebbe «super partes» e non identificabile col Pd. Una richiesta che al tavolo, il segretario siciliano Anthony Barbagallo, ha stoppato di netto: «Non se ne parla, abbiamo sempre messo nel simbolo il nome del candidato». Sembrerebbe, tra l’altro, che i dem abbiano già depositato il nuovo simbolo all’Assemblea regionale, come prevede la legge per i partiti che si presentano alle elezioni e che hanno rappresentanza nel Parlamento regionale. Un nodo politico non di poco conto. Il sospetto del M5s è che mettendo il nome di Chinnici nel simbolo, il Pd «voglia cannibalizzare il consenso a scapito degli alleati».

Il tema era stato affrontato qualche giorno fa nel corso dell’assemblea dei 5stelle e adesso il rifiuto del Pd alla richiesta potrebbe prestare il fianco ai duri e puri del Movimento che spingono per rinnegare l’alleanza e correre da soli. Questo anche alla luce di alcuni sondaggi che il Movimento avrebbe in mano in base ai quali la loro lista in Sicilia si aggirerebbe attorno al 18-20 per cento. «In qualità di candidata alla presidenza della Regione, ho la responsabilità di rappresentare l’intera coalizione e lavorerò affinché le proposte avanzate dai partiti possano, prima possibile, essere ricondotte a sintesi in un programma di governo sul quale affrontare la campagna elettorale», dice Caterina Chinnici, al termine del confronto, affidandosi ad una nota tra l’altro diffusa dal Pd.

Durante l’incontro – aggiunge la candidata – il Movimento 5Stelle ha manifestato intransigenza su una propria lista di nove punti programmatici. In virtù del mio ruolo, cercherò di svolgere un lavoro di cucitura tra le forze politiche in questa fase difficile. L’interlocuzione proseguirà nei prossimi giorni». E sottolinea di avere chiesto «che durante la composizione delle liste si ponga massima accuratezza nel verificare che i candidati non abbiano alcuna pendenza con la giustizia, un prerequisito sul quale ho trovato sintonia, e ho auspicato che le liste abbiano una consistente presenza di candidati espressi dal mondo giovanile, che rappresenta tanto il presente quanto il futuro della Sicilia». Tante le richieste contenute nei nove punti: un primo elenco di assessori designati entro il 20 agosto; entro la prima metà di settembre le 10 delibere alle quali si darà subito esecuzione nel caso di vittoria delle elezioni regionali; no ai termovalorizzatori; no a sanatorie; rigassificatori solo in zone industriali; no ad alleanze con partiti contrari al reddito di cittadinanza; basta precari; eliminazione delle nove Aziende sanitarie provinciali (Asp) e la costituzione di una sola maxi-Asp; misure a sostegno del Superbonus 110%.

«Abbiamo presentato i nostri punti nel corso di un incontro abbastanza animato – ammette Nuccio Di Paola, referente M5s in Sicilia – Aspettiamo la risposta di Chinnici che si è riservata di farcela avere a stretto giro. Deve essere lei la garante della coalizione, anche perché col Pd ci sono ancora aspetti da chiarire. Il M5S, sia chiaro, non è né sarà mai, la stampella di nessuno». E precisa che «i nostri punti sono espressione del dna del M5S, tutti pensati nell’esclusivo interesse del cittadino e su questi non intendiamo arretrare di un centimetro. La Sicilia ha il forte bisogno di un presidente innovatore e riformista scevro dalle logiche di partito».