Commenti

Referendum, una lettera aperta a Fabio Fazio

Caro Fazio, Lei è garbato, è simpatico, duetta alla perfezione con Littizzetto, ha varato con scelta indovinata un gradevole talk show con Salemme, Marzullo e Frassica, ha ripreso, sia benedetto, […]

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 20 novembre 2016

Caro Fazio, Lei è garbato, è simpatico, duetta alla perfezione con Littizzetto, ha varato con scelta indovinata un gradevole talk show con Salemme, Marzullo e Frassica, ha ripreso, sia benedetto, il «Rischiatutto» di Bongiorno. Lei invita gli attori e le attrici che piacciono, gli artisti emergenti, i cantanti che vanno, gli scrittori che vendono, gli sportivi di successo. Con loro la conversazione è piacevole, leggera, divertente, a volte anche interessante. Insomma, Fazio, Lei fa un bel programma, complimenti, e i risultati gliene danno atto. Però quando sceglie di cimentarsi con la politica Lei non funziona più. Di Pietro direbbe che con la politica Lei non ci «azzecca» niente. Tanto che, non di rado, quando invita i politici inciampa, scatena il caso, combina qualche guaio.

Invita Renzi, come la scorsa settimana, in piena par condicio elettorale: una dimenticanza. E l’Agcom l’ha bacchettata. La dimenticanza, perdipiù, è recidiva, infatti era successo anche a maggio scorso: altra ospitata, altra polemica, altro intervento Agcom, perché anche allora c’erano elezioni amministrative alle porte.

Ancora: nel 2014 ci sono le primarie Pd per la scelta del segretario. E Lei che fa? Decide di offrire il palcoscenico della sua trasmissione ai candidati: Renzi, naturalmente, poi Cuperlo. Ma dimentica Civati, che però non se la prende più di tanto e le risponde con l’ironia.

Insomma pare proprio che quando Lei ha a che fare con par condicio o campagne elettorali, insomma con la politica, si confonda, sfiori l’incidente, perda d’un tratto quell’equilibrio che invece dispensa altrove con sapienza. Quella che la porta a selezionare per il suo programma un parterre di ospiti sempre nuovi, scelti con cura ed attenzione.

Virtù che smarrisce quando ha a che fare con i politici. Per dire: il premier in un anno è venuto da Lei già tre volte: non le sembra sinceramente un po’ troppo per una trasmissione della domenica sera? Faccia uno sforzo di fantasia e se proprio deve invitarli, questi politici, vada a scovare quelli meno noti, il cui lavoro magari meritevole si svolge lontano dal teatrino e senza riflettori. Le riuscirebbe molto meglio.

Anche perché, poi, Lei è troppo gentile, tanto educato, così poco incline al contraddittorio vivace, per avere a che fare con la politica. Sicchè lo spettacolo non è mai all’altezza: se alla star di turno basta far raccontare qualcosa di sé e dell’ultimo disco (o film, o libro), al politico devi pur rivolgere qualche domandina cattiva, impertinente, guardi che perfino Vespa lo fa. Metterlo, magari un pochino, in difficoltà. Una cosa che non è mai stata nelle sue corde.

La comprendiamo, ognuno ha il suo carattere. Ma se inviti Renzi per fagli fare uno spot per il sì, e l’Agcom ti rimprovera, poi devi invitare per il No un esponente del maggior partito di opposizione, e se non c’è Grillo puoi chiamare pur sempre Di Maio, che è vicepresidente della Camera, o un Di Battista, ma non Salvini. È l’abc del giornalismo. Altrimenti sorge il dubbio che tutto ciò non accada a caso, ma sia il frutto di una strategia. E noi questo non lo vogliamo pensare.

Veda Fazio, Lei ci piace molto quando fa quello che sa fare, meno quando si mette a fare cose che non sa fare.

Ci perdoni l’impertinenza se ci permettiamo di rivolgerLe, con sincerità ma con affetto, un dolce rimprovero: lasci perdere la politica. Non fa per Lei.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento