Referendum, la «medicina» che peggiora la salute
In un recente dibattito organizzato da Medicina Democratica presente fra gli altri anche il prof. Valerio Onida (vedi su www.medicinademocratica.org) ci siamo chiesti se – a sinistra – sarebbe stato […]
In un recente dibattito organizzato da Medicina Democratica presente fra gli altri anche il prof. Valerio Onida (vedi su www.medicinademocratica.org) ci siamo chiesti se – a sinistra – sarebbe stato […]
In un recente dibattito organizzato da Medicina Democratica presente fra gli altri anche il prof. Valerio Onida (vedi su www.medicinademocratica.org) ci siamo chiesti se – a sinistra – sarebbe stato opportuno votare Sì, per togliere o ridimensionare le competenze regionali in tema di sanità.
Dopo la riforma costituzionale del titolo quinto (2001) è vero che si sono formati 21 sistemi sanitari diversi?
Le differenze nella erogazione dei servizi fra regione e regione sono dipese dalla modifica costituzionale oppure da altri fattori? Ciò è avvenuto per condizioni storiche ed economiche e scelte politiche piuttosto che per necessità di modifiche costituzionali.
Con il Sì nulla cambierà nelle regioni più disagiate se lo Stato non interverrà con poteri sostitutivi tramite i commissari ad acta e se non ci sarà un adeguato livello di finanziamento, eliminando corruzione, clientelismo e spreco.
Subito dopo la legge di Riforma sanitaria del 1978 è iniziata un’opera lenta di smantellamento del sistema universalistico; ne hanno fatto le spese tutte le forme di partecipazione dal basso, l’accentramento organizzativo con l’invenzione dell’azienda, con l’istituzione dei direttori generali, con le modalità di finanziamento a prestazione (Drg), non ultimo con la scarsa considerazione della prevenzione.
Il Sì alla misura costituzionale non modificherà le competenze proprie delle regioni, ma peggiorerà le risposte «di salute» per la popolazione. Non dimentichiamoci che la spesa sanitaria italiana è una delle più basse in Europa. Non è il ministero dell’Economia che deve stabilire il quantum, ma l’analisi dei bisogni di salute dei cittadini. Sono le diseguaglianze che vanno eliminate, sono i ticket che vanno tolti e con essi lo la libera professione intramuraria e il ricorso alle cure odontoiatriche private (che dovrebbero rientrare nei Lea).
Né è accettabile trasferire i servizi di prevenzione al Ministero del Lavoro fino a cambiare la legislazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/2008) come previsto dal disegno di legge Sacconi.
In conclusione la proposta costituzionale di accentramento governativo della sanità nasconde la disgregazione della sanità pubblica, universale e partecipata, per andare oltre, tramite l’espansione della sanità integrativa, verso un sistema mutualistico e/o assicurativo che arricchisce chi detiene il potere finanziario e impoverisce la gran parte dei cittadini bisognosi di salute.
Votare No è un modo per interrompere questa grave, ma reale prospettiva.
* Medicina Democratica
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