Ravenna, gli attivisti: «Ora fuori dal fossile»
La protesta contro il rigassificatore Procedono i lavori a terra e mare per il metanodotto, sarà creata una diga. Dragati i fondali
La protesta contro il rigassificatore Procedono i lavori a terra e mare per il metanodotto, sarà creata una diga. Dragati i fondali
A quasi un anno dall’alluvione del 2023 il popolo pacifista e ambientalista converge a Ravenna, per un incontro e un presidio organizzato dal Coordinamento ravennate Per il Clima – Fuori dal Fossile e la Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna: «Italia, Ravenna, Palestina – contro l’impero del fossile e tutte le guerre» è il titolo del convegno di ieri mattina. Il porto di Ravenna è infatti ormai diventato uno snodo cruciale per l’invio di armi verso l’Ucraina e verso Israele, via nave e via treno, ma è anche terreno di conquista da parte dei colossi dell’energia fossile, da oltre mezzo secolo qui domina il petrolchimico e ci sono piattaforme estrattive, mentre a inizio 2025 arriverà anche il rigassificatore galleggiante BW Singapore, acquistato da Snam.
Il sindaco De Pascale (Pd), tra i papabili per sostituire Bonaccini in regione (nel caso fosse eletto al Parlamento Europeo), ha sempre candidato la sua città a Hub del gas. Procedono intanto senza tregua i lavori a terra e mare per il metanodotto che collegherà il rigassificatore alla rete. Sarà anche creata una diga foranea, dragati i fondali. «Dal rigassificatore uscirà poi acqua clorata e fredda, il tutto con grave impatto ambientale. D’altra parte le procedure autorizzative sono state veloci, emergenziali, senza sufficienti controlli e nessuna partecipazione. Abbiamo anche fatto un esposto per le numerose irregolarità nel progetto» denunciano gli attivisti ravennati.
Queste terre fragili e alluvionate saranno attraversate anche dal metanodotto Linea Adriatica, con scavi larghi 40 metri per circa 400 chilometri da Sulmona a Minerbio. Presenti anche attivisti del Polesine, terre sotto scacco dalla subsidenza aggravata dalle trivellazioni. Le studentesse di End of Fossils denunciano i legami tra università, aziende e guerra. «A Ravenna il corso di laurea “Offshore engineering” è realizzato in stretta collaborazione con Eni» spiega Viola, studentessa di Unibo. La giornata si è conclusa con un presidio in piazza del Popolo e con l’impegno di ritrovarsi sabato prossimo a Roma, con altri territori martoriati dal fossile, per protestare sotto al Ministero dell’Ambiente.
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