Il Dipartimento per i diritti umani del Minnesota ha dichiarato di avere riscontrato nell’ambito di un’indagine sul dipartimento di polizia di Minneapolis, iniziata circa una settimana dopo l’omicidio di George Floyd, prassi discriminatorie durante gli arresti, uso sproporzionato della forza, e uso di linguaggio violento, razzista e misogino.
Il rapporto consegnato al sindaco di Minneapolis descrive la polizia cittadina regolarmente impegnata in diverse forme di discriminazione razzista, e oltretutto sottolinea che il dipartimento di polizia come prassi non considera i propri agenti responsabili di cattiva condotta, e ha più volte utilizzato dei falsi account social per prendere di mira i neri e le organizzazioni che si battono per i diritti civili degli afroamericani.
L’indagine ha rilevato che gli agenti hanno fermato, perquisito, arrestato, multato e ucciso persone nere e indigene a un tasso molto più alto rispetto ai bianchi. Sebbene i neri costituiscano solo il 19% della popolazione, in 10 anni il 63% dei casi in cui gli agenti hanno usato la forza é stato contro di loro.
Il rapporto conclusivo dell’indagine termina affermando che il dipartimento di polizia ha una “cultura contraria alla supervisione e alla responsabilità” e che i dirigenti della città e del dipartimento non hanno agito con “l’urgenza, il coordinamento e l’intenzionalità necessari per correggere i suoi problemi”.
Uno degli elementi più disturbanti del rapporto proviene dalla revisione di 700 ore di riprese delle telecamera in dotazione agli agenti che hanno registrato un elenco corposo di insulti che agenti e supervisori “usano costantemente” contro donne e persone di colore, inclusi sospetti, testimoni, passanti, senza risparmiare i colleghi non bianchi. Gli insulti sono così ripugnanti da aver reso problematico per i pubblici ministeri di Minneapolis mostrarli alle giurie che dovevano analizzare il caso.
Durante la conferenza stampa che è seguita alla consegna del rapporto, il sindaco di Minneapolis Jacob Frey ha definito il rapporto del Dipartimento per i diritti umani “disgustoso e a tratti orribile”. Ma, ha aggiunto, se a delle precedenti indagini troppo spesso non sono seguite azioni “questa volta deve essere diverso”.
Due funzionari afroamericani che hanno collaborato al rapporto, LaTrisha Vetaw, membro del consiglio comunale che sta aiutando a guidare la ricerca di un nuovo capo della polizia, e Saray Garnett-Hochuli, direttore dei servizi di regolamentazione, hanno dichiarato che i risultati dell’indagine per loro non rappresentano una sorpresa.