«A Miss Italia può iscriversi soltanto chi è nata donna», ha dichiarato nei giorni scorsi l’organizzatrice del concorso Patrizia Mirigliani, figlia di Enzo, storico patron della competizione nata nel 1939. Il suo obiettivo era sbarrare la strada a persone transgender e transessuali, dopo che il premio di Miss Olanda è stato recentemente assegnato alla donna trans Rikki Kollé (nel 2018 era accaduto lo stesso in Spagna con la modella Ángela Maria Ponce Camacho).

Detto, fatto. Numerosi ragazzi trans si stanno iscrivendo in queste ore al concorso nazionale con il loro dead name femminile. Cioè il nome che risulta all’anagrafe e sui documenti, ma che nella vita di tutti i giorni non utilizzano più preferendone uno che risponde alla loro vera identità di genere.

L’idea è partita da Federico Barbarossa che ha postato sui suoi canali social, e su quelli dell’associazione Mixed Lgbtqia, la mail ricevuta a conferma dell’iscrizione e l’invito a presentare domande analoghe. L’appello è stato raccolto da altri attivisti e realtà della comunità non binaria. Anche il Movimento identità trans, pur criticando la competizione per gli standard di bellezza «irrealisti e performativi» che adotta e riproduce, ha rilanciato la proposta di partecipare «in massa a Miss Italia». L’obiettivo è sostenere la visibilità delle donne trans e permettere loro di raggiungere obiettivi che fino a poco tempo fa sembravano impensabili.

Così in tanti stanno riempiendo i moduli necessari. Oltre a indicare i dati anagrafici devono dichiarare, tra le altre cose, di «essere di condotta incensurabile» e «non avere mai rilasciato pubbliche dichiarazioni di carattere sconveniente». Clausole che secondo Mirigliani servono a tutelare l’«identità nazionale» del concorso, che è soprattutto «un brand italiano». Dalla competizione fino a qualche anno fa erano escluse donne sposate o con figli oppure chi eccedeva limiti di taglia o di altezza. Criteri modificati nel corso del tempo sotto la pressione delle trasformazioni avvenute nella società.

Al momento è impossibile sapere esattamente quanti ragazzi trans hanno raccolto l’invito, ma potrebbero essere non pochi. Alcuni di loro non hanno avuto risposta dagli organizzatori, altri hanno confermato al manifesto di essere stati convocati per le selezioni.

«Ho inviato la domanda di iscrizione perché mi ispiro al femminismo intersezionale e questo è un atto politico di solidarietà e supporto a tutte le donne trans», racconta Marte. Il cognome preferisce non dirlo perché teme di essere escluso: ha ricevuto data e ora della selezione provinciale e ha intenzione di prendervi parte. «In passato non mi sono mai occupato del concorso. Credo che dovrebbe accettare altri tipi di corpi oltre quelli che vediamo. Anche tra le stesse donne cis. Corpi curvy o non abili per esempio. Io sono un drag king e in questa occasione voglio realizzare una performance artistica per denunciare la transfobia della competizione», continua ridendo.

Marte non ha ancora un piano preciso. È stato tutto estremamente rapido e non credeva di essere ricontattato. Ma è successo e adesso si sta organizzando con altre persone che si trovano nella sua stessa situazione.

Le selezioni provinciali si svolgeranno il 3 agosto. Se la protesta prende piede potrebbero vedersene delle belle.