Come da copione: di salario minimo in parlamento si tornerà a discutere non prima del mese di ottobre, secondo alcuni addirittura tutto slitta a gennaio. La maggioranza ha approvato la sospensiva di due mesi dell’esame della proposta unitaria delle opposizioni sulla oraria minima di 9 euro. Ma Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, +Europa e Azione provano a tenere caldo il tema e lanciano una raccolta firme.

TUTTO ERA cominciato con un’apertura al confronto di Giorgia Meloni, che è sembrato più un tentativo di dividere la minoranza tra sostenitori del dialogo e oppositori. Il dibattito ieri in aula ha fugato ogni dubbio. Perché, alla faccia del dialogo, l’unico tra le forze di maggioranza a prendere parola in aula è stato Maurizio Lupi. «Strumentalizzare questi temi non serve a nessuno, e per questo mettiamo al voto una sospensiva, non sine die ovviamente e senza pregiudizi, per non interrompere il dialogo con un voto che impedirebbe anche alla maggioranza di trovare una soluzione» ha detto Lupi.

I SOSPETTI che la destra voglia soltanto buttare la palla in tribuna quando rischiava di prendere un cappotto sul tema del lavoro viene confortato dalle parole di Giovanni Donzelli, non esattamente uno che in questi nove mesi di legislatura si è fatto la fama di costruttore di ponti: «Grazie alla mediazione di Giorgia Meloni arriveremo a una proposta utile per superare il tema del lavoro povero. Tema creato dal governo delle sinistre e che vogliamo risolvere con proposte serie, senza demagogia». La ministra del lavoro Elvira Calderone, del resto, non potrebbe dire in termini più netti che c’è poco terreno comune per mettere in piedi un dibattito: al Senato discutendo di reddito di cittadinanza ha annunciato l’obiettivo di ribaltare la logica del welfare: bisogna puntare tutto sul lavoro. Ma il fatto che non si preveda una legge sulle paghe orario fa pensare che il lavoro che ha in mente debba essere accettato a tutti i costi. Per questo l’esecutivo è contrario a fissare un salario minimo. «Bisogna investire sulla buona contrattazione nazionale e territoriale – dice piuttosto Calderone – È giusto incentivare la contrattazione di secondo livello, detassando la produttività e gli aumenti contrattuali».

ELLY SCHLEIN prende la parola in aula e nega che tutto questo rappresenti una possibilità di dialogo: «Questa non è una semplice sospensiva – sostiene – È la rappresentazione plastica della fuga della maggioranza davanti a un tema reale che brucia sulla pelle dei cittadini. Voltate le spalle a milioni di lavoratori con paghe da fame e noi non ci stiamo». Dopo la seduta a Montecitorio Schlein riunisce la segreteria per definire la proposta che aveva già anticipato nei giorni scorsi: cercare una sponda nella società e tornare a settembre con maggiore consenso su questo tema, che già i sondaggi danno maggioritario. Gli altri partiti ci stanno, il fronte delle ultime settimane regge. Fratoianni e Bonelli raccolgono la sfida: «Mentre la maggioranza e il governo fuggono dalla realtà, fatta di milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, rinviando la discussione sulla proposta sul salario minimo legale, noi rilanciamo l’iniziativa nel paese».

Magi assicura: «Terremo alta l’attenzione su questo tema per evitare che, come spera la maggioranza, finisca nel dimenticatoio». Calenda, che aveva esultato all’apertura di Meloni, dice che il salario minimo per lui è una «priorità». Ci sta anche il M5S, che all’inizio era parso un po’ freddino sulla proposta di Schlein. «In autunno torneremo a farci sentire – assicura Conte – Avremo centinaia di migliaia di firme da parte dei cittadini: quando torneremo a discutere di salario minimo nelle aule del parlamento ci sarà anche la forza della società civile». A proposito delle piazze, il leader dei 5 Stelle si offre ancora una volta in funzione di stabilizzatore: «La funzione storica del M5S credo sia questa: indirizzare e trovare strumenti propositivi per una protesta che potrebbe dilagare incontrollata nel Paese e anche degenerare»