Quell’ultima tragica spedizione
Rapporto del tentativo di passaggio delle linee effettuato il 1-12-1943. (…) Castelnuovo è un piccolo paese situato sopra un rialzo a ridosso di una montagna erta e brulla e dominante una vallata chiamata Valle di Mezzo. Questo era il punto di partenza della nostra operazione, e a detta degli alleati anche il punto più facile per il passaggio in quanto i tedeschi si trovavano sulle alture dominanti a occidente della vallata, ma più a sud dal punto fissato per il passaggio dai capitani Silvester e Cooper insieme al nostro Stille, che era il capo della spedizione.
L’impresa si presentava già difficile per il fatto che i tedeschi avevano fatto sgomberare una fascia di circa 30 chilometri di terreno dietro le proprie linee. Nonostante questo, tutti quella sera eravamo in vena di scherzare, mentre io cercavo di trarre degli accordi da un pianoforte scassato che si trovava sul luogo dove eravamo andati ad alloggiare. La serata fu una delle piú confortanti, assistiti dai due capitani inglesi e dalla gentilezza dei soldati americani. Ci coricammo presto, consigliati in questo da Stille perché la mattina di buon’ora dovevamo iniziare l’operazione.
Sveglia prima delle quattro e inizio quasi immediato della discesa fino in fondo valle accompagnati dai due capitani. Arrivati all’inizio della salita, che ci doveva portare sull’altura opposta al paese, decidemmo l’ordine di marcia. Andava avanti il gruppo guidato da Filippini, dietro venivamo Stille ed io. Lasciammo partire il primo gruppo e quindi dopo circa 10 minuti ci mettemmo in marcia. Si camminava lungo il sentiero con grande attenzione. Giunti nei pressi di una casa trovammo la strada sbarrata da un tronco d’albero. Scavalcai il tronco seguito da Stille. Stavo per continuare quando udii davanti a me dei passi che si avvicinavano.
Immediatamente ci nascondemmo nella casa a fianco al viottolo. I passi si avvicinarono, sostarono davanti alla casa e dopo poco tornarono indietro. Noi avevamo creduto che fosse qualcuno della pattuglia americana, invece dopo dovevamo sapere che a farci nascondere era stato Zanetti, tornato indietro per avvertirci che Filippini aveva trovato un filo spinato in mezzo al viottolo. Dopo poco infatti, ripresa la strada, trovammo i tre accovacciati sul viottolo accanto al filo spinato che attraversava il sentiero, che pensammo essere minato.
Decidemmo allora di prendere la via dei campi. Come prima, andava avanti Filippini, il quale avanzando con cautela ci fece notare tre fili minati messi fra le viti del campo. Sorpassati questi, procedemmo in avanti per raggiungere il viottolo all’altezza di una casa per noi sicuramente abbandonata. Brutta sorpresa, perché arrivati a circa 15 metri dalla casa, sentimmo partire di lí un colpo di fucile nella nostra direzione. (…) Dovevamo decidere sul da farsi perché oramai eravamo stati scoperti e da quella parte era impossibile passare. Io e Stille decidemmo di tornare indietro per metterci al riparo da altri probabili colpi che sarebbero partiti dalla casa, e poi cercare un passaggio migliore. Stille mi disse di tornare indietro strisciando, così feci, scavalcai i due dietro di me, seguito da Stille e a distanza cominciammo a strisciare abbastanza velocemente giungendo in breve dietro uno sbalzo di terreno. (…)
L’alba ormai era prossima e noi eravamo scoperti quasi al punto di partenza, l’operazione per quella mattina era fallita, essenziale era avvisare i capitani inglesi e organizzare una spedizione per Filippini e gli altri. Qui avvenne la disgrazia. Andavamo curvi molto vicini l’uno all’altro. Stille stava dicendo forte a me e agli altri di fare attenzione alle mine, quando uno di noi due smosse dal terreno un filo teso a trappola: immediatamente una forte esplosione proprio ai piedi di Stille il quale fu rovesciato indietro di colpo, mentre io che mi trovavo alla sua destra ebbi un colpo violento nell’orecchio sinistro e fui gettato a terra di lato.
Riavutomi dopo un po’ di tempo, stordito e con i nervi tesi, decisi di correre al villaggio per annunciare ai capitani questa nuova sciagura che si aggiungeva alle altre che supponevo esistenti. (…) La sera, quando già avevamo pensato di partire, Filippini volle tornare a vedere il posto dove era scoppiata la mina e la casa dalla quale erano partiti quei colpi, temendo che Stille fosse stato trasportato lì ferito. Fu allora che Filippini, il quale era accompagnato da Silvester, riusci a vedere il corpo di Stille disteso nel campo. Il nostro capo e compagno era morto.
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