Quella assurda processione di bottiglie di plastica
Generi alimentari Mi piacciono le isole, grandi o piccole, e cerco sempre di visitarne almeno una all’anno. Quella volta la meta era un meraviglioso promontorio di granito, ma la vettura si rifiutò […]
Mi piacciono le isole, grandi o piccole, e cerco sempre di visitarne almeno una all’anno. Quella volta la meta era un meraviglioso promontorio di granito, ma la vettura si rifiutò di assecondarci: batteria a zero, alternatore fuori uso, cruscotto lampeggiante come un albero di natale, macchina bloccata a bordo strada. Vi risparmio le ore passate in compagnia di meccanici, elettrauto e carro attrezzi (peraltro tutti assai gentili e solleciti).
Tornati fortunosamente in continente ricerchiamo un ultimo meccanico che ci aiuti ad arrivare finalmente a casa con ragionevole certezza.
Scrupoloso e determinato il tecnico fa: «Avete tempo?». In ferie il tempo non manca di certo. «Allora fatemi lavorare con tranquillità e voi intanto andate a fare colazione: nel supermercato di fronte c’è un ottimo bar».
Ho avuto a disposizione una mezzoretta per osservare, comodamente seduto, l’umanità che spinge carrelli. Quello che mi colpì fu lo spazio occupato nei carrelli dalle confezioni di acqua in bottiglie di plastica: ne ho contato a centinaia in pochi minuti.
Come se le campagne informative sull’inquinamento da oggetti in plastica e soprattutto da microplastiche fossero inutili. Per scrupolo, vedi mai che l’acquisto fosse in qualche modo giustificato dalla qualità pessima dell’acqua dell’acquedotto, prima di scrivere queste note sono andato a controllare sul sito dell’azienda pubblica che gestisce il servizio idrico del territorio. La qualità dell’acqua era ottima. Eppure le notizie sulla presenza di particelle microscopiche infiltrate ormai stabilmente in tutti gli organismi, comprese le placente e le carote, sono note da tempo. Per non parlare dell’inquinamento visibile, a bordo strada ma anche, drammaticamente, nel mezzo degli oceani.
Quasi 5 milioni di tonnellate di plastica (Plos One March 8, 2023), raggruppate in almeno sette isole di plastica e rifiuti dalle dimensioni gigantesche e che non risparmiano nessun mare del pianeta. Dicono tutti: «Ma io faccio la raccolta differenziata».
A parte il fatto che solo il 10% della plastica prodotta viene poi riciclata mentre il resto va disperso nell’ambiente, anche quella riciclata prima o dopo ce la ritroveremo nel piatto e dentro il nostro corpo. La pratica di acquistare il più possibile alimenti sfusi può aiutare.
La mia colazione? Yogurt greco naturale con frutti di bosco freschi, una delizia. E il meccanico? Un vero genio che in pochi minuti ha risolto il problema.
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