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Quel luglio a Bikini

Quel luglio a BikiniIl test atomico Baker sull'atollo di Bikini, durante l'Operazione Crossroads nel 1946

Storie Il 25 luglio del 1946 iniziavano i test nucleari Usa in Polinesia: come 1,6 Hiroshime al giorno per 12 anni. Per gli atolli non ci fu scampo: il fallout più potente arrivò fino in Tennessee

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 luglio 2023

Lo scorso weekend è uscito nelle sale “Oppenheimer”, il film di Christopher Nolan con Cillian Murphy nel ruolo dello scienziato a capo del progetto Manhattan, il padre della bomba atomica. Distribuzione in 3.600 sale, 80 milioni di dollari di incasso in 48 ore: Oppenheimer sarà uno dei successi della stagione. Benvenuta dunque la biografia dello scienziato ma lo squarcio di luce che la pellicola getta sull’alba dell’era atomica non è sufficiente: ancora oggi ci sono atolli e acque del Pacifico inquinati dai test nucleari degli anni della Guerra Fredda.

IN RETE si trova facilmente la foto di un ufficiale americano con una bustina ben calcata in testa, sotto le palme. Davanti a lui un gruppetto di polinesiani, con l’aria smarrita, che cercano di capire cosa sta succedendo. Si tratta del commodoro Ben Wyatt, della Marina degli Stati Uniti, che sta spiegando agli abitanti dell’isola perché devono andarsene: la causa della pace mondiale e il benessere dell’umanità lo richiedono. Poi aggiunge che il governo di Washington si prenderà cura di loro. Erano 167 gli abitanti da ricollocare altrove perché nel luglio 1946 iniziava la prima serie di test nucleari nelle isole Marshall, e in particolare a Bikini.
Sono passati 77 anni dalla cosiddetta Operazione Crossroads ma gli abitanti di Bikini non sono mai tornati e le acque di quello che appare dall’alto un paradiso terrestre sono ancora inquinate. Bikini per tutto il mondo è diventato soltanto il nome del costume da bagno in due pezzi inventato dagli stilisti francesi Louis Reard e Jacob Heim nel 1946.

SULL’ARCIPELAGO delle Marshall ci sono 29 atolli, circa 1.200 isole, distribuite su una porzione di oceano grande quanto il Messico, benché la superficie emersa equivalga in tutto a quella del comune di Milano, un po’ meno di 180 chilometri quadrati. La laguna di Bikini è circa 596 km2 e nel 1946 fu scelta per una serie di esperimenti sui possibili danni alle navi militari in caso di guerra nucleare: una flotta di vecchie glorie del conflitto finito da meno di un anno, tra cui la portarei Saratoga e la corazzata New York, vennero ancorate lì per vedere cosa succedeva. Alcune furono affondate, le altre gravemente danneggiate, chiunque si trovasse a meno di 1,6 chilometri da Ground Zero sarebbe morto all’istante.

I TEST DI BIKINI furono i primi dopo le bombe atomiche Little Boy e Fat Man sganciate sul Giappone, a Hiroshima e a Nagasaki, nell’agosto 1945. Il 25 luglio 1946 si svolse il test Baker e le operazioni si conclusero il 10 agosto, a causa delle preoccupazioni per le radiazioni, più per i soldati coinvolti che per gli isolani che abitavano sottovento. Nei filmati d’epoca si vedono militari e scienziati osservare con i loro binocoli l’esplosione, senza particolari precauzioni. Negli anni successivi furono sperimentati ordigni sempre più potenti, in particolare dopo l’invenzione della bomba all’idrogeno, quella che costò la carriera a Robert Oppenheimer, perseguitato dal maccartismo per la sua opposizione.

Il commodoro americano Ben Wyatt spiega agli abitanti che devono andarsene

Nel 1954 sull’atollo fu condotto il test Castle Bravo con una testata da da 15 megatoni, mille volte più potente della bomba che aveva distrutto Hiroshima facendo 135.000 morti. Un potenziale esplosivo pari a quello di 15 milioni di tonnellate di tritolo. Il lampo fu visto anche a Okinawa, a oltre 4.000 chilometri di distanza. Il fallout radioattivo di questo test, molto più potente di quanto previsto dagli scienziati, fu disperso dalle correnti oceaniche e dai venti a grandi distanze, ricadendo sulla terra nella forma di fiocchi di neve color cenere. Furono contaminati non solo gli atolli vicini e i militari statunitensi ma perfino i capi di bestiame del Tennessee, a 10.500 chilometri di distanza. Tracce di materiale radioattivo furono trovate in Giappone, India, Australia, Europa. Il disastro provocò una reazione mondiale contro i test nucleari nell’atmosfera ma ci vollero altri nove anni prima che il trattato per la loro messa al bando fosse firmato, nel 1963.

DAL PRIMO TEST del 15 luglio 1945 in poi ci sono stati oltre 2.051 esperimenti di armi nucleari in tutto il mondo: dopo gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, la Francia, il Regno Unito, la Cina, l’India, il Pakistan e Israele si sono dotati di questi ordigni. Non c’è dubbio, però, che le isole Marshall, e Bikini in particolare, sono state le vittime maggiori: se la potenza esplosiva combinata dei 67 esperimenti compiuti nell’arcipelago fosse distribuita uniformemente sul periodo di 12 anni, (1946-1958) in cui furono condotti, il risultato sarebbe pari a 1,6 bombe come quella di Hiroshima al giorno. Ogni giorno.

Nel 1969, gli Stati Uniti iniziarono un progetto a lungo termine per decontaminare l’atollo di Bikini ma i risultati furono insufficienti: alcuni abitanti tornarono ma furono costretti ad andarsene poco dopo. Dal 1979 le Marshall sono una repubblica indipendente “in associazione” con gli Stati Uniti ma il 74% della popolazione abita sulle isole di Ebeye e Majuro, a centinaia e centinaia di chilometri da lì.

IL 2 MARZO è il Giorno del Ricordo delle vittime degli esperimenti. Il governo di Washington continua ad assistere, attraverso un fondo apposito, i 29 polinesiani ancora vivi del gruppo dei 147 evacuati nel 1946 e i discendenti di coloro che sono morti nel frattempo. Il fondo, che distribuisce 147 dollari ogni trimestre agli aventi diritto, dovrebbe però esaurirsi alla fine del 2023, salvo interventi dell’ultima ora da parte dell’amministrazione Biden.

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