Quando il leader cinese, Xi Jinping, dice di essere certo che il popolo russo alle elezioni del prossimo anno «sosterrà con forza» la conferma del suo «buon amico» al Cremlino, Vladimir Putin piega la testa e tende i muscoli del viso in quello che ha l’aria di essere un segno di gratitudine per una apertura ancora più ampia rispetto ad attese già positive.

La visita a Mosca di Xi Jinping, cominciata ufficialmente ieri pomeriggio con un incontro al palazzo presidenziale, potrebbe segnare una svolta per gli equilibri globali. «Russia e Cina combattono minacce comuni», aveva detto Putin alla vigilia del vertice, definendo «al livello più alto della storia» le relazioni fra i due paesi, fra due sistemi economici per molti aspetti complementari e due sistemi politici orientati al medesimo obiettivo. «Nessun governo è superiore ad altri», gli ha fatto eco Xi Jinping: «Nessuno dovrebbe dettare da solo l’ordine mondiale».

IL PUNTO DI PARTENZA del ragionamento è la guerra in Ucraina. I cinesi sono arrivati a Mosca con un piano di pace che «riflette visioni globali» e che sarà discusso nei dettagli fra oggi e domani. Per Xi Jinping la fine delle ostilità è possibile soltanto nel quadro di un «accordo collettivo sulla sicurezza». Il che, è chiaro a tutti, spingerebbe di fatto la comunità internazionale verso il multipolarismo. La risposta degli Stati uniti è stata immediata. «Il mondo non deve essere ingannato da alcuna mossa tattica della Russia sostenuta dalla Cina», ha detto a Washington il segretario di stato americano, Antony Blinken.

Il progetto russo-cinese, però, sembra sempre più concreto. Putin ha definito il piano di pace «interessante».
Gli ucraini hanno chiesto che preveda al primo punto il ritiro delle truppe russe dal loro territorio. Per il consigliere americano alla Sicurezza nazionale, John Kirby, Xi Jinping dovrebbe consultare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e Zelensky dovrebbe comunque rifiutare qualsiasi offerta di tregua, perché uno stop alle armi adesso permettere ai russi di rafforzare il controllo sulle regioni che hanno occupato. Kirby ha ripetuto il concetto in due diverse occasioni nel giro di pochi giorni. L’Amministrazione Biden sembra impensierita da un ipotetico accordo che possa coinvolgere la Cina. Sempre ieri gli Stati uniti hanno fatto sapere di essere pronti a un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’esercito ucraino da 350 milioni di dollari, e poche ore più tardi l’Unione europea ha stanziato un fondo da un miliardo e mezzo di euro per l’acquisto di munizioni.

Vladimir Putin
Russia e Cina combattono minacce comuni
Xi Jinping
Nessun governo è superiore ad altri e dovrebbe dettare da solo l’ordine mondiale

AL CONFLITTO È LEGATA la richiesta di cattura che la Corte penale internazionale ha emesso nei confronti di Vladimir Putin e di un suo funzionario, Maria Lvova-Belova, a capo della Commissione per i diritti dell’Infanzia. I cinesi si sono espressi contro la decisione, accusando la Corte di avere “doppi standard”. I russi hanno aperto a loro volta una indagine sul procuratore generale dell’Aja, Ahmad Khan.

L’ex presidente ed ex premier Dmitri Medvedev, passato in pochi anni da colomba a piccione e da piccione ad avvoltoio ha proposto di colpire la sede del tribunale con un missile. La scorsa settimana aveva definito “carta igienica” il mandato di arresto emesso contro Putin e Lvova-Belova.

LA GUERRA IN UCRAINA con le sue inevitabili ricadute sul piano giuridico rappresenta senza dubbio alcuno un passaggio decisivo per Putin, per Xi Jinping e per il loro tentativo di arrivare a un nuovo schema di rapporti globali. Ma le ambizioni dei due vanno ben oltre l’Europa. A Mosca si tiene questa settimana anche il summit parlamentare Russia-Africa, un evento che secondo il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, dovrebbe diventare “stabile” nel calendario istituzionale del paese.

Putin ieri ha detto di essere pronto a fornire gratuitamente all’Africa una parte delle risorse nel caso in cui saltasse il nuovo accordo sul passaggio del grano attraverso il Mar Nero. Un dossier che Xi Jinping, arrivato a Mosca a dieci anni esatti di distanza dal suo primo viaggio di stato da presidente cinese in Russia, segue con interesse.