Pronto soccorso, attese di nove ore. Domani i medici scendono in piazza
I dati Simeu: 300 mila pazienti l’anno sulla barella per tre giorni. L’Anac: regole per i sanitari «a gettone». Schillaci pronto a cambiare la quarantena
I dati Simeu: 300 mila pazienti l’anno sulla barella per tre giorni. L’Anac: regole per i sanitari «a gettone». Schillaci pronto a cambiare la quarantena
Nei pronto soccorso italiani mancano cinquemila medici, ogni dieci medici ne servirebbero altri tre. È la stima della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza (Simeu) che con i numeri spiega le conseguenze per i cittadini. «Più del 50% dei pazienti urgenti – spiega la Simeu in una nota – è costretto ad aspettare non meno di nove ore», ben più degli standard internazionali che raccomandano di rimanere in pronto soccorso non più di sei ore. Come tutte le statistiche, nasconde i casi estremi virtuosi (ci sono anche quelli) e quelli scandalosi: su venti milioni di accessi annui, 800 mila pazienti permangono in pronto soccorso per periodi superiori alle 48 ore, 300 mila oltre tre giorni.
Si tratta di condizioni cliniche e assistenziali che non trovano risposte né a livello territoriale né a livello ospedaliero, a volte neanche famigliare» raccontano i medici della Simeu. «Ancora una volta il Pronto Soccorso vicaria le carenze del sistema». Per segnalare pubblicamente questa situazione, la Simeu ha indetto un flash mob per domani davanti al ministero della Salute a Roma: «Non una protesta, non uno sciopero – fa sapere il presidente Fabio De Iaco – ma un’azione di sensibilizzazione che parte proprio dai professionisti con una richiesta di attenzione sulle enormi difficoltà che la Medicina d’Emergenza Urgenza sta attraversando».
Per supplire alle carenze di personale le Asl allargano il ricorso ai «medici a gettone», professionisti affittati agli ospedali da cooperative a costi più elevati di quelli di un normale sanitario assunto per concorso. Secondo un’inchiesta pubblicata ieri dal quotidiano Domani, le tariffe arrivano a 150 euro l’ora. Il presidente dell’Anac Giuseppe Busia ieri ha invitato sia Schillaci che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a emanare un decreto per stabilire prezzi congrui. «Le Aziende sanitarie – scrive Busia in una lettera ai ministri – sono indotte ad aggiudicare appalti, spesso mediante procedura negoziata, alla quale partecipa un numero ridotto di operatori economici». Questo fa impennare i compensi e genera altre criticità, come «l’inadeguatezza del servizio offerto», «la scarsa affidabilità del servizio (pensiamo alla lucidità di un medico dopo 36 ore filate di servizio)» e «il far west dei contratti, di durata breve con elusione di qualsiasi principio di programmazione e concorrenza». L’authority segnala tuttavia che se le Asl rispettassero il codice degli appalti nell’affidamento dei servizi «molte delle criticità riscontrate potrebbero venire meno».
Il problema però è strutturale: i medici specializzati in emergenza e urgenza mancano perché negli anni passati le università hanno formato un numero troppo esiguo di medici. L’aumento delle borse di specializzazione deciso all’indomani della pandemia darà i suoi risultati nel giro di quattro o cinque anni. E i giovani laureati continueranno a disertare i pronto soccorso finché altre specializzazioni offriranno prospettive di guadagno superiori attraverso la libera professione. Il ministro della salute Orazio Schillaci nei giorni scorsi aveva comunicato l’intenzione di introdurre nuove «indennità» per incentivarli a scegliere la medicina d’urgenza.
Schillaci ieri ospitava al ministero la presentazione delle proposte operative per garantire la vaccinazione degli adulti fragili. Mentre il suo sottosegretario Gemmato solleticava i No Vax, Schillaci annunciava l’avvio di una campagna di comunicazione diretta a promuovere la doppia vaccinazione contro Covid e influenza. Per la quarta settimana consecutiva il numero di vaccinazioni anti-coronavirus è in calo: meno di 40 mila persone al giorno fanno la quarta dose, molto al di sotto delle 100 mila dosi fissate come obiettivo dal ministero della Salute. Schillaci ha annunciato novità nel contenimento della pandemia. «Stiamo lavorando sulla quarantena per far sì che soprattutto i pazienti asintomatici positivi possano rientrare prima – ha detto Schillaci – eventualmente eliminando anche il tampone finale». Il ministero seguirà dunque l’invito consegnato la scorsa settimana dall’istituto «Lazzaro Spallanzani» di Roma ad abbreviare a cinque giorni la quarantena per chi non ha sintomi, senza test d’uscita.
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