Mentre in Crimea i vigili del fuoco russi tentavano di spegnere le fiamme dei depositi di petrolio colpiti dai droni ucraini, a Uman si sono concluse le operazioni di ricerca e soccorso. Il bilancio finale in seguito all’attacco missilistico russo di venerdì è di 23 vittime, tra cui 6 minorenni, ha riferito il ministro degli interni ucraino Igor Klymenko. Secondo l’ufficio del procuratore generale di Kiev, almeno 475 bambini ucraini sono stati uccisi dall’inizio dell’invasione russa, ma il numero totale delle vittime probabilmente è più alto in quanto gli inquirenti ucraini non hanno accesso ai territori attualmente occupati dai russi, come Mariupol.

A UMAN 2 donne sono ancora disperse mentre 9 persone sono rimaste ferite e 17 residenti della palazzina bombardata sono stati estratti vivi dalle macerie. L’esplosione ha danneggiato ben 27 appartamenti e ha causato il collasso del tetto dell’edificio, oltre a distruggere decine di automobili in strada e le palazzine limitrofe. L’attacco del 28 aprile è stato il primo bombardamento massiccio da parte della Russia negli ultimi due mesi. In precedenza, soprattutto sotto la guida del comandante Surovikin che aveva adottato la «strategia siriana» dei bombardamenti a tappeto anche in Ucraina, le forze di Mosca ci avevano abituato a frequenti raid indirizzati alle infrastrutture strategiche e alle centrali energetiche della controparte.

Quello di venerdì, invece, ha colpito diverse regioni lontane dal fronte, ma gli obiettivi stavolta non sono chiari. Stando al ministero della difesa britannico, esiste una «realistica possibilità» che l’artiglieria russa abbia tentato di intercettare la rotta dei rifornimenti ucraini al fronte est. Nella consueta informativa pubblica del ministero, infatti, si legge che lo stato maggiore russo stava probabilmente tentando di «intercettare le unità di riserva ucraine e le forniture militari recentemente arrivate» dagli alleati occidentali.

ANCHE KIEV è stata attaccata per la prima volta in oltre 50 giorni, ma la sera di venerdì l’amministrazione militare locale ha riferito che la difesa aerea aveva abbattuto 11 missili. «Gli attacchi suggeriscono un’inversione di tendenza nell’uso da parte della Russia di attacchi a lungo raggio», si legge ancora nella nota di Londra, «la salva ha coinvolto un numero inferiore di missili rispetto a quelli lanciati durante l’inverno ed è improbabile che avesse come obiettivo le infrastrutture energetiche dell’Ucraina». Ieri a Kherson e Chernihiv si sono registrati nuovi bombardamenti e si contano almeno 3 vittime.

INTANTO IN CRIMEA un deposito di petrolio ha bruciato per diverse ore riducendo in fumo migliaia di litri di idrocarburi già raffinati e facendo infuriare il governatore filo-russo locale, Mikhail Razvozhaev. È accaduto nella baia di Kozacha, nel distretto di Sebastopoli, dove «l’impatto di un velivolo senza pilota» ha causato un incendio «in un’area di oltre mille metri quadrari», come ha dichiarato Razvozhaev. Il quale ha poi concluso: «I dettagli sulla presenza di eventuali vittime e sull’entità dei danni sono ancora in fase di determinazione». Alcuni rappresentanti della politica locale, oltre a commentatori e funzionari vari hanno chiesto una rappresaglia durissima contro quest’attacco. Come la senatrice del parlamento della Crimea, Olga Kovitidi, che avrebbe dichiarato: «Non abbiamo più tempo per ‘ballare il lento’. Quello che è successo richiede una risposta dura. Tutti i depositi di petrolio a Odessa devono essere distrutti. È necessario prendere la decisione strategica di neutralizzare Odessa come base militare ucraina».

ANCHE SE LA MINACCIA è frutto di una reazione a caldo, il rischio che le città ucraine sulla costa occidentale del Mar Nero tornino nel mirino degli artiglieri russi – Kherson, Mykolayiv e Odessa in particolare – è tutt’altro che trascurabile. Forse per questo il governatore regionale dell’oblast di Kherson, Oleksandr Prokudin, ha dichiarato ieri che «a causa dell’aumento degli attacchi» nella sua regione in tutto il Paese, «ho ordinato di preparare i mezzi di evacuazione per un numero maggiore di persone e abbiamo già individuato percorsi sicuri per uscire dalla regione e alloggi temporanei per le persone». Insomma, ci si prepara al peggio.