Prodi: «Lo ius soli si può ancora approvare». Ma Alfano frena: «Servono modifiche al testo»
Diritti Per il ministro degli Esteri «il testo deve essere emendato perché ci sono alcune cose che non funzionano»
Diritti Per il ministro degli Esteri «il testo deve essere emendato perché ci sono alcune cose che non funzionano»
Romano Prodi riaccende le speranze sullo ius soli. «Credo che una volta sgomberato il campo con la legge finanziaria sia possibile approvare la legge», ha detto ieri l’ex presidente del consiglio rispondendo su Radio Capital alle domande di Massimo Giannini. «E’ ancora possibile farcela», ha spiegato. «I più bravi di questi ragazzi che hanno studiato qui e hanno bisogno di lavoro se ne vanno via. Abbiamo speso soldi per farli studiare e poi non gli diamo la cittadinanza».
Calendario alla mano, in realtà, i tempi sono sempre più stretti e non c’è nessuna garanzia che il ddl sulla cittadinanza possa finalmente essere licenziato. Rimandarne l’approvazione a quando la legge di bilancio sarà stata messa al sicuro, significa infatti rinviare tutto a dicembre, quando ormai la legislatura si potrà considerare finita e quando mancheranno solo pochi mesi al voto. Porre la fiducia in quei giorni – ammesso che palazzo Chigi si decida a farlo – a quel punto potrebbe non significare più niente visto che chi all’interno della maggioranza è contrario alla legge – Ap del ministro degli Esteri Angelino Alfano – non avrà più problemi a far cadere il governo presentandosi così ai suoi elettori come il partito che ha detto no al riconoscimento della cittadinanza ai figli di quanti sono immigrati nel nostro Paese.
A smorzare ogni entusiasmo. anche di quanti sperano che un eventuale intervento dei vescovi possa far cambiare idea ad Alfano, ci ha pensato ieri lo stesso titolare della Farnesina. La legge uscita quasi due anni fa dalla Camera è quella voluta dal suo partito, con le modifiche chieste e ottenute dal suo partito, eppure il ministro ha ribadito la necessità di rimettere mano al testo. «Abbiamo votato lo ius soli, e sono stato a sostegno di quel voto, nel 2015. Abbiamo ribadito un tema che riguarda una opportunità temporale e non la sostanza del provvedimento, che pure dal nostro punto di vista deve essere emendato perché ci sono alcune cose che non funzionano. Di questo parlerò nella sede del mio partito il prossimo 26 settembre» ha annunciato da New York, dove si trova per la sessione delle Nazioni unite.
Alfano sa bene che modificare il testo significherebbe un altro passaggio alla Camera e, di fatto, un ulteriore affossamento della legge. Non a caso le sue parole provocano la reazione delle sinistre. «La paura molto grossa è che ci troviamo di fronte a una manovra dilatoria per lanciare la palla in tribuna», dice la capogruppo di Mdp al «Continua il balletto intorno ala legge», dice la senatrice Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Mdp a Palazzo Madama. «Entrare nel merito della legge pensiamo sia un modo di nascondere la volontà vera di non assumersi la responsabilità di sostenerla». D’accordo con la Guerra è Loredana De Petris. «Moltissime voci insistono nel dire che può e deve essere approvata, senza però che a queste dichiarazioni seguano poi impegni precisi e scadenze credibili», commenta la presidente del gruppo Misto, mente un appello ad approvare la legge è stato rivolto ieri al parlamento da insegnanti ed educatori.
I movimenti intorno al ddl sulla cittadinanza provocano a destra i soliti commenti battaglieri. E così se Maurizio Gasparri (Fi) torna a minacciare l’arma del referendum in caso di approvazione del testo, Matteo Salvini promette come al solito battaglia, anche se la Lega diserterà il le aule di Camera e Senato parlamento per una settimana. «Li fermeremo in parlamento», twitta infatti il leader del Carroccio.
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