Pro-palestinesi e pro-Israele nelle strade. Lo scontro esce dalle università Usa
Tensioni in aumento Manifestazioni, polemiche e richieste di punizioni per chi è al fianco di Gaza. Si moltiplicano i i walk out, in cui gli studenti lasciano la classe all’inizio della lezione. A Manhattan mobiitazioni spontanee e assemblee. Tensioni tra la comunità ebraica e quella islamica
Tensioni in aumento Manifestazioni, polemiche e richieste di punizioni per chi è al fianco di Gaza. Si moltiplicano i i walk out, in cui gli studenti lasciano la classe all’inizio della lezione. A Manhattan mobiitazioni spontanee e assemblee. Tensioni tra la comunità ebraica e quella islamica
A New York la tensione resta alta nelle comunità musulmane ed ebraiche, con proteste e manifestazioni organizzate da entrambe le parti che stanno portando nelle strade migliaia di persone. Dal quartiere di Bay Ridge a Brooklyn, dove risiede una significativa popolazione palestinese, sono partite più manifestazioni, la più grande delle quali ha portato in piazza oltre 5000 persone.
LA MAGGIOR PARTE del fermenti, però, sembra arrivare dalle università, dove si tengono lezioni sul conflitto israelo-palestinese e seminari autogestiti, e da dove partono proteste che scorrono per tutta Manhattan e che proseguono anche oltre la fine fisiologica dei cortei, con gruppi di studenti provenienti da campus e mobilitazioni diverse che si incontrano e danno vita ad assemblee spontanee.
Questo dibattito continuo che parte dai campus universitari ha portato a più di un momento di tensione tra studenti ebrei e partecipanti alle manifestazioni filo-palestinesi, l’ultimo dei quali alla Cooper Union, università super liberal dell’East Village, dove gli studenti ebrei si sono chiusi in biblioteca mentre fuori si teneva una manifestazione dai toni accesi di studenti per lo più arabi.
Questo coinvolgimento degli studenti che stanno prendendo posizioni nette sul conflitto, sta coinvolgendo anche il corpo docente e creando non pochi problemi alle facoltà. Un professore della Cornell University ha definito gli attacchi di Hamas «esilaranti» ed «energizzanti», e un professore di Yale ha definito Israele uno «stato di coloni omicida e genocida», nel frattempo, i principali donatori dell’Università della Pennsylvania, tra cui l’ex ambasciatore americano Jon Huntsman Jr, hanno ritirato il loro sostegno finanziario accusando l’istituzione di non fare abbastanza per combattere l’antisemitismo.
Battaglie simili stanno diventando comuni in tutto il paese, mettendo spesso i donatori contro i presidi dei college, gli studenti contro il personale docente, e i docenti contro tutti, evidenziando delle divisioni ideologiche di lunga data all’interno di alcune delle istituzioni universitarie più rispettate.
«QUELLO CHE STA SUCCEDENDO è che abbiamo così paura di schierarci da diventare passivi – ha affermato Jim Malatras, ex rettore della State University di New York, Suny – e ciò che otteniamo sono casse di risonanza che alimentano il vetriolo».
Alcuni studenti dichiarano di temere per la propria sicurezza nei campus a causa delle posizioni filo israeliane, altri, tra cui gli studenti di giurisprudenza di Harvard e della Columbia, critici con le politiche di Israele, stanno invece perdendo offerte di lavoro.
Lo scontro è uscito dalle università, coinvolgendo la politica statale, e ancora una volta le reazioni variano a seconda dello stato in cui si trovano i campus. Se a New York e in Connecticut, dove si trova Yale, il dibattito verte su come garantire la libertà di espressione politica degli studenti, le università della Florida stanno invece rispondendo agli appelli per punire gli studenti e i gruppi che hanno partecipato alle proteste pro-Palestina. Lo chiede l’unico deputato repubblicano ebreo, Randy Fine, che ha chiesto una punizione che includa l’espulsione per gli studenti e i docenti che esprimono opinioni contro Israele .
La professoressa Lara Schwartz, della American University School of Public Affairs, dove è direttrice fondatrice del Project on Civil Discourse, specializzata in diritto costituzionale, diritti civili, comunicazioni e politiche, ha definito gli sforzi per limitare il discorso degli studenti sulla guerra, «enormemente preoccupanti».
MA AL MOMENTO i walk out, in cui gli studenti escono dalle classi a lezione iniziata, si diffondono da Berkeley al Suny, e sono per lo più in appoggio ai civili palestinesi. «Vengo da Beirut – dice Zainab, 22 anni, studentessa della NYU – ma non è questo il punto, anche se molti dei miei colleghi sono arabi o di origine araba, con noi ci sono anche molti altri non arabi. Continueremo a difendere i diritti umani dei palestinesi, e a chiedere un cessate il fuoco e fu porre fine a questa occupazione che uccide il popolo palestinese».
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