Priorità alla scuola: «A scuola tamponi gratuiti e presidi sanitari fissi»
Intervista Chiara Ponzini: «Investire nella medicina territoriale, ma la Lombardia non lo ha fatto»
Intervista Chiara Ponzini: «Investire nella medicina territoriale, ma la Lombardia non lo ha fatto»
I «Dateci i test gratuiti e torneremo a scuola in sicurezza». A parlare è Pola, una delle studentesse che hanno occupato il liceo Severi di Milano in segno di protesta contro la dad. «Ci siamo sottoposti al tampone e poi siamo rimasti in isolamento per tutta la notte creando una bolla sanitaria». Gli alunni del Severi hanno fatto una colletta per acquistare 50 tamponi rapidi e hanno trovato una medica (oltre che mamma di uno di loro), per eseguirli. Risultato: 50 ragazzi – tutti negativi – hanno potuto fare ritorno a scuola per dare vita alla protesta. «Abbiamo acquistato i test nella farmacia più economica – spiega Pola – per rientrare nei 500 euro raccolti». Abbiamo chiesto a Chiara Ponzini di Priorità alla Scuola Milano, cosa occorre per tornare tra i banchi in sicurezza.
Ponzini, voi avete organizzato insieme ai ragazzi del Severi la protesta ma anche lo screening sanitario. Cosa vi ha spinti a farlo?
I tamponi devono essere gratuiti e alla portata di tutti: alunni e personale devono essere messi in condizione di tornare a scuola in sicurezza.
I presidi territoriali non bastano?
Faccio l’esempio di Milano: c’è un grande hub per i test in Via Novara e uno a Linate. Due punti raggiungibili esclusivamente in auto. Una famiglia in cui genitori sono precari come fa ad arrivarci senza auto o se non può assentarsi dal lavoro per mettersi in coda? In più, per essere sottoposti al test c’è bisogno della prescrizione del pediatra, cosa non facilmente ottenibile di questi tempi.
Cosa proponete?
Che le scuole siano, oltre che presidio educativo, anche presidio sanitario: sarebbe bello se in ogni istituto ci fosse una scorta di test gratuiti fornita dalla Regione e un medico disponibile a eseguirli. Ma ciò non è possibile se non si investe sulla medicina territoriale, sull’utilizzo delle Usca.
La Regione aveva assicurato che sarebbero state impiegate per il rientro a scuola. Non è stato così?
È da quattro mesi che sul sito di Ats Milano c’è scritto che sono state attivate, ma non è vero. Noi chiediamo il ripristino delle vecchie infermerie scolastiche, almeno una per istituto.
Cosa è mancato da parte della Regione?
La responsabilità più grande è quella di non aver potenziato la medicina territoriale, nonostante le criticità emerse durante la prima ondata. La pianificazione dei trasporti e soprattutto dello screening andava fatta in estate, per arrivare preparati a settembre. Non si può fare affidamento solo sui sindaci.
A Milano, come si è comportato Sala?
La verità è che nemmeno da parte del Comune c’è stato grande sostegno per riportare i ragazzi a scuola. Qualcosa è stata fatta alcune settimane fa ma era già tardi.
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