Scuola

Le superiori rientrano a metà in quattro regioni, gli studenti: «Sciopero della Dad»

Le superiori rientrano a metà in quattro regioni, gli studenti: «Sciopero della Dad»

Salta il banco Domani tornano in classe le superiori al 50% in Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Molise. E cresce la protesta

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 17 gennaio 2021

Domani 650 mila studenti delle scuole superiori riproveranno a tornare in classe solo a metà, alternandosi con la didattica a distanza (Dad), in quattro regioni (Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Molise) . E continueranno in tutto il paese gli scioperi dalla didattica a distanza e le proteste in presenza e online, fuori e dentro gli istituti, chiusi o occupati, contro il governo e le regioni incapaci di concepire e organizzare un piano di rientro in quasi un anno di pandemia.

A Roma, e nel Lazio, sarà per molti liceali un giorno di sciopero dalla presenza in sede e, in numerosi istituti, da ogni forma di attività didattica, anche a distanza. Gli studenti manifesteranno in Campidoglio e al ministero dell’Istruzione. Si contesta il piano di rientro stabilito, già oggetto di mozioni pubbliche sottoscritte da migliaia di docenti, genitori e studenti pubblicate sul nostro sito ilmanifesto.it/lettere. E si contesta la «propaganda» governativa sul rientro a scuola (dal 50 al 75%) che sta avvenendo con il contagocce, mentre le regioni riaprono (e richiuderanno) in ordine sparso. Una situazione che sta facendo a pezzi il sistema dell’istruzione pubblica.

L’autonomia studentesca sta crescendo, e prende parola, sempre di più a Milano sostenuta dai docenti e dai genitori, insieme al movimento «Priorità alla scuola». In Lombardia, dopo la sentenza del Tar che ha ordinato il rientro in classe a metà delle superiori, tutto è rimandato perché nel frattempo è stata dichiarata la «zona rossa». Giorno dopo giorno si realizzano occupazioni lampo dei licei, mentre si intensificano i presidi fuori dai cancelli con le lezioni in presenza. Ieri venti studenti del liceo scientifico Vittorio Veneto hanno occupato e dormito nel cortile della scuola con i sacchi a pelo. Al loro presidio è intervenuto anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro: «State dando un insegnamento all’intero paese – ha detto agli studenti – Siamo stati messi in ginocchio non solo dalla pandemia ma per l’assenza di una politica capace di accompagnare la scuola come pilastro della comunità». Alcuni studenti hanno contattato su Instagram il sindaco Giuseppe Sala chiedendo solidarietà alla loro lotta. Sala li ha invitati stamattina alle 11 a Palazzo Marino. Un centinaio i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura si sono radunati ieri davanti alla Triennale di Milano per una «Cultural Mass» in bicicletta che ha toccato i luoghi principali della cultura milanese. Insieme alla richiesta dell’assunzione diretta, di un «reddito di continuità», sicurezza sul lavoro e una «riforma radicale del settore» hanno dato la loro solidarietà agli studenti che «manifestano per il loro diritto allo studio. Ci sentiamo uniti in una causa comune».

L’urgenza politica e sociale che sta alimentando la protesta studentesca è una risposta al profondo disagio psicologico potenziato dalla Dad. Per Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù, gli studenti subiranno l’onda lunga di questa situazione anche oltre l’emergenza. Tra le sintomatologie riscontrate da ottobre sono aumentati i problemi di sonno, l’ansia, l’irritabilità che in alcuni casi è sfociata in aggressività verso i genitori e se stessi. Bisogna agire «investendo sulla salute mentale. Purtroppo la salute mentale e gli sportelli di neuropsichiatria infantile sul territorio sono stati man mano smantellati».

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