Sabato mattina, mentre le sirene iniziavano a urlare annunciando l’arrivo di missili in quasi tutto il paese, Gerusalemme compresa, ho scambiato il primo di una serie di brevi messaggi su WhatsApp con una mia amica. Alle 14.45 le ho scritto l’ultimo: la radio riferiva che l’esercito stava entrando nel kibbutz Be’eri e anche nel suo, Kfar Aza. Mi ha risposto che lo sapeva. Poi più niente, per tutta la notte. Domenica mattina da alcuni amici ho saputo che lei e suo marito erano morti.

A Be’eri sono stati uccisi più di 105 membri del kibbutz e si ritiene che a Kfar Aza siano stati di più. I dettagli non sono chiari, né si sa se i soldati abbiano raggiunto tutte le vittime; si hanno solo le prime testimonianze di bambini uccisi e cadaveri mutilati. L’odore terribile della morte e il fumo degli incendi ad avvolgere i soldati e tutti coloro che entrano a Kfar Aza. L’orrore generale in Israele è quasi indescrivibile.

TESTIMONIANZE nella città di Ofakim o a Sderot riferiscono di combattenti di Hamas che uccidono bambini o li portano come ostaggi a Gaza, insieme a donne e anziani; e poi l’uccisione di giovani, anche stranieri, che partecipavano a un rave, con musica e droghe. Più di 250 cadaveri trovati sul luogo, altre decine di partecipanti sarebbero stati portati a Gaza. Gli ostaggi, israeliani e alcuni turisti, sarebbero 100-150, da bambini piccoli a persone di oltre 80 anni.

Questa è solo una breve panoramica di un’enorme tragedia che ha pesanti effetti sulla politica nazionale e internazionale. La paura si accompagna alla sensazione ormai generale che il governo di Benyamin Netanyahu stia collassando e che l’esercito non sia così perfetto come credevamo. I cittadini arabi di Israele, scioccati dal carattere disumano dell’attacco di Hamas, non solo non appoggiano questa presunta azione nazionale palestinese, ma temono anche di essere colpiti duramente, come risultato della reazione israeliana.

DI COLPO DIVENTA più chiaro che questo governo, preoccupato più del saccheggio del tesoro pubblico che della sicurezza dei suoi cittadini, non funziona. La tanto chiacchierata dichiarazione del presidente Joe Biden ha reso chiaro agli israeliani che Netanyahu non funziona come in passato. Se da un lato è molto positivo che i ministri, che in genere si occupano solo dei loro oscuri affari settoriali, stavolta tacciano, dall’altro ciò rafforza due fenomeni molto problematici.

L’opposizione ritiene necessario un governo di emergenza nazionale e a tal fine niente di meglio di due ex comandanti dell’esercito, Benny Gantz e Gadi Eisenkot, con i loro colleghi della lista di Gantz. Saranno membri del gabinetto di guerra, al quale parteciperanno pochissimi ministri, con Netanyahu e l’attuale ministro della difesa Yoav Galant.

IL GOVERNO di emergenza nazionale trasmetterà agli israeliani l’immagine di un esecutivo funzionante, a differenza dell’attuale. Ma non è certo che questo attenuerà il secondo fenomeno: la paura e l’odio per gli orribili crimini commessi nel Sud portano a discussioni sfrenate che non conoscono limiti morali. In Israele, ma anche all’estero, non c’è quasi nessuna critica indirizzata ai terribili attacchi dell’esercito israeliano a Gaza. La sinistra – abbiamo perso parecchi compagni e attivisti in questi giorni – è piena di incertezze. Avrà difficoltà a formalizzare la propria reazione.

Le informazioni fornite ieri da Amira Hass, la nota e apprezzata commentatrice di Haaretz, sull’attacco a Gaza sono semplicemente orribili: niente elettricità, niente acqua, distruzione di numerosi edifici, centinaia di migliaia di palestinesi senza tetto. Sempre dalle pagine di Haaretz, un eccellente scrittore, Dror Mishani, si esprime così: «Non si dovrebbe pensare ad annientare, con l’aviazione o un attacco di terra. Più che a vendicarsi, bisognerebbe pensare a come evitare il prossimo attacco, pensare a come vogliamo vivere con i nostri vicini».

L’AVVOCATO per i diritti umani Michael Sfard ha avvertito che alcune dichiarazioni della leadership israeliana sono chiare violazioni del diritto internazionale. Ha sottolineato che 130mila gazawi hanno dovuto lasciare le loro case e che i milioni che soffrono da molti anni di un terribile assedio devono essere tutti garantiti da un accordo che garantisca loro vita sicura e dignità umana.

Tutto ciò non deve oscurare una questione che non abbiamo discusso in questa sede: il grande arsenale di missili di Hezbollah potrebbe provocare un grande scontro, patrocinato dall’Iran. La presenza delle gigantesche portaerei statunitensi avvicinatesi alle nostre coste e l’enorme appoggio a Israele annunciato dal presidente Biden non svolgono necessariamente la funzione di fermare una guerra che avrebbe un costo terribile non solo per gli israeliani, ma anche per i palestinesi e molti altri.