Non solo il grano ucraino, ma presto anche il gas russo potrebbe passare da Ankara. È quanto emerso dall’incontro di ieri tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan ad Astana, in Kazakistan.

La proposta è stata lanciata dal leader del Cremlino in persona, stando alle dichiarazioni del suo portavoce Dmitry Peskov, al fine di dirottare le esportazioni di gas che prima degli attentati al gasdotto Nord Stream passavano sul fondo del Mar Baltico e arrivavano in Germania. Anche se Erdogan non ha rilasciato nessun commento immediato, secondo fonti russe la proposta sarebbe stata accolta positivamente da Ankara.

DEL RESTO, PUR fornendo droni militari all’Ucraina, costruiti nelle fabbriche della Bayraktar in Turchia, e condannando le annessioni dei territori separatisti e occupati, Erdogan ha rinsaldato progressivamente i rapporti con Putin fin dall’inizio della guerra accreditandosi, addirittura, come unico mediatore plausibile in questa fase così delicata.

E questi rapporti così stretti gli sono valsi il plauso della comunità internazionale in occasione dell’apertura dei cosiddetti «corridoi del grano» che hanno permesso di sbloccare le esportazioni di cereali e fertilizzanti dai porti del Mar Nero.

Ora, diventare anche il centro logistico dell’ingresso del gas in Europa, in un momento in cui il Vecchio Continente trema al pensiero dell’inverno imminente e dei rincari delle utenze energetiche, sarebbe di sicuro un gran colpo per il governo turco. Oltre che un deciso spostamento dell’asse delle alleanze verso il Caucaso, l’Asia minore e il Mediterraneo.

Ma «è prematuro dire quali Paesi compreranno il gas dal centro logistico in Turchia» ha chiarito Peskov. Anche perché c’è già chi inizia a temere che far arrivare il gas russo in Turchia sia un modo per aggirare le sanzioni.

Poche ore prima, lo stesso presidente Putin aveva dichiarato che il gasdotto «Nord Stream 2 è pronto per rifornire l’Unione europea, basta solo aprire il rubinetto», mentre la compagnia di stato di Mosca, la Gazprom aggiungeva: altrimenti, «l’Europa non sopravviverà all’inverno».

L’AGENZIA di stampa russa Ria Novosti ha anche chiarito che tra il presidente russo e quello turco non si sarebbe discusso dell’andamento del conflitto in Ucraina e di una sua possibile soluzione. Il che, nel contesto attuale, appare decisamente insolito. Ma forse, come ha chiarito in seguito il portavoce di Putin, ci si riferiva alla proposta turca di organizzare un incontro a cinque, tra Russia, Stati uniti, Francia, Germania e Regno unito sulla guerra in Ucraina.

«L’operazione speciale – hanno specificato fonti russe citate dall’agenzia Tass – continua, ma la Russia è aperta al dialogo per raggiungere i suoi scopi, che non sono cambiati». Sul fronte internazionale, dopo le ultime dichiarazioni del presidente americano Joe Biden, a proposito del fatto che Putin sia «un criminale di guerra» e che quindi non sia sua intenzione incontrarlo a latere del prossimo vertice del G20 che si terrà in Indonesia, anche fonti russe hanno chiarito che «né la Russia, né gli Stati uniti stanno lavorando per favorire un incontro tra Putin e Biden».

Tuttavia, nel pomeriggio, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha rimarcato che «nessuno si è rivolto alla parte russa con proposte serie specifiche, ma se ce ne dovessero essere, Mosca è pronta a prenderle in considerazione», anche per quanto riguarda un eventuale incontro con i rappresentanti di Washington.

IN ATTESA DI VEDERE come si evolveranno le due questioni, ieri si è svolta l’Assemblea generale Onu, chiamata a esprimersi sulle annessioni dei quattro territori occupati e separatisti d’Ucraina alla Federazione russa. Con 143 voti a favore, cinque contrari e 35 astenuti, la risoluzione che condanna le decisioni di Mosca è passata e i referendum sono ora ufficialmente «non validi ai sensi del diritto internazionale».

Dopo il voto, l’Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell si è detto «preoccupato per le troppe astensioni»: «Circa il 20% della comunità mondiale ha deciso di non rigettare l’aggressione russa. Il bicchiere è ancora troppo vuoto, dobbiamo continuare il nostro lavoro diplomatico. Capisco che in questo voto ci sono anche gli interessi di alcuni Paesi troppo dipendenti dalla Russia, ma dobbiamo fare di più».

Intanto in Ucraina si continua a combattere. Nella notte sono stati colpiti nuovamente dei palazzi residenziali a Mykolayiv, l’ultima città ucraina prima del fronte di Kherson. Qui sembra che l’amministrazione filo-russa abbia chiesto a Mosca supporto per l’evacuazione dei civili.

Secondo fonti russe, inoltre, gli ucraini avrebbero colpito una stazione energetica a Belgorod (in territorio russo), ma Kiev nega accusando i russi di aver sbagliato bersaglio. Nella zona di Bakhmut e Soledar, secondo fonti russe sarebbero stati conquistati due villaggi, mentre secondo la parte ucraina i russi si sarebbero addirittura fermati a causa del morale bassissimo delle truppe e degli scarsi rifornimenti.