L’esame e il voto degli emendamenti al ddl sul premierato in Senato regalano anche momenti surreali, o almeno di involontaria ironia, e anche grotteschi. Iniziamo da quelli involontariamente ironici. Ieri mattina alle 11.34 il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri ha pubblicato sui social una propria foto sorridente a Palazzo Madama con il commento: «Finalmente al Senato si comincia a votare in Aula sul premierato». Ebbene il primo emendamento al ddl Casellati è stato votato dopo sei ore, alle 17.34. Alla fine della giornata i voti effettuati sono stati solo 45, sui circa 3mila emendamenti presentati. Certo, il presidente La Russa ha applicato sin dal secondo voto la regola cosiddetta del «canguro» (che consente con un solo voto di respingere emendamenti analoghi). Ma la preoccupazione del centrodestra, e soprattutto della ministra Casellati, era evidente, anche nei tratti tirati dei volti. «Vi terremo inchiodati in Senato per giorni e giorni» ha dichiarato il capogruppo del Pd Boccia.

Il primo articolo del ddl, su cui si è votato ieri, contiene norme marginali rispetto al cuore del provvedimento: prevede l’abrogazione del potere del Capo dello Stato di nominare i senatori a vita. Eppure il centrodestra è rimasto bloccato per tutta la giornata in Aula per poter esitare pochi emendamenti, tra quelli votati e quelli saltati con i «canguri». Che fare dunque? Il dibattito dentro Fdi è stato tra chi proponeva una prova muscolare a suon di contingentamento dei tempi, e chi ha osservato che questa polarizzazione gioverebbe alle opposizioni per le elezioni europee, mobilitando un’area del non voto. Anche La Russa, ieri in difficoltà a gestire l’Aula, ha fatto riferimento alla richiesta giuntagli da Fi del contingentamento dei tempi: «Finora sui tempi non ho detto nulla, però aiutatemi», ha quasi supplicato rivolgendosi a Boccia. Un appello che permette di riferire gli episodi grotteschi, dopo quelli ironici.

Le opposizioni avevano organizzato una protesta in Aula da mettere in atto al momento del voto del primo emendamento, vale a dire quella di sventolare una copia della Costituzione. Evidentemente nell’ansia di avvisare cineoperatori e fotografi, i gruppi d’opposizione hanno fatto trapelare la notizie che è arrivata alle orecchie del centrodestra. Ed ecco che poco prima del voto è entrata un aula un commessa con un bustone pieno di un centinaio di copie della Costituzione, consegnate al capogruppo di Fdi Malan e da questi ai senatori di maggioranza. Lo sventolio della Costituzione è stato – per così dire – bipartisan. Con una effimere felicità del centrodestra convinto di aver sventato il blitz delle opposizioni.

Agli aspetti ironici e grotteschi si sono affiancati quelli seri. Come hanno evidenziato in un comunicato Peppino Calderisi e Stefano Ceccanti, nella replica martedì, sulla legge elettorale del premierato sono emerse due versioni diverse e opposte: quella del relatore Alberto Balboni e quella di Casellati, a cui è affidato il compito di presentarla al termine della prima lettura del suo ddl sul premierato. Ebbene, Balboni ha detto che se nessuno supera la soglia del 40% il premio di maggioranza non scatterà, mentre la ministra ha fatto capire che invece ci sarebbe un ballottaggio per assegnarlo. Inutile chiedere chiarimenti ieri. Sempre martedì il leghista Paolo Tosato in Aula ha fatto capire e confermato che la Lega il ballottaggio non lo vuole. Ma come ha osservato Marcello Pera occorre prevederlo nel caso in cui non ci fossero due poli alle elezioni ma tre.