Una delle domande che ricorrono più frequentemente nei film presentati qui alla Mostra, riguarda il «chi essere in questo mondo». Se lo chiede il finto killer di Richard Linklater nel divertente e riuscito Hit Man, diviso tra la noiosa versione di se stesso (Gary) e la più esaltante raffigurazione dell’uomo spregiudicato che sa cosa fare in ogni momento (Ron). E si pone lo stesso quesito Bella Baxter, la resuscitata che nell’ottimo Poor Things di Yorgos Lanthimos ritorna in Terra cercando di rivoluzionare la vita propria e quella degli altri. Alla lista si potrebbero aggiungere molti altri nomi e titoli. Tra questi, indubbiamente Adam/Aniela doppio volto di un’unica individualità, quella di una donna nata per errore nel corpo di un uomo. Nel nuovo e atteso film di Malgorzata Szumowska e Michal Englert, Kobieta Z… (Woman of) (nelle sale italiane con I Wonder Pictures), la protagonista è, appunto, una persona in transizione. Un percorso lungo e difficile da compiere, perché complesso è comprendere se stessi e cogliere quei messaggi che arrivano talvolta in forma criptica, seminando più dubbi che certezze. E altrettanto faticoso è affermare desideri e scelte in contesti che non accettano la libera espressione del sé.Il percorso lungo e faticoso del trans Adam che non vuole perdere il proprio passato

NEL LUNGOMETRAGGIO in concorso per il Leone d’Oro, in realtà, si assiste a una doppia transizione: quella di Aniela che vuole lasciarsi alle spalle Adam, non perdendo però la memoria della propria storia, compreso il ricordo vivido della moglie Iza che continua ad amare e a sentire come una sua prossima, e della Polonia comunista che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è chiamata ad assumere una nuova identità. E se Aniela, a un certo punto, pare avere le idee chiare sul genere al quale appartenere, più ombre emana un paese prigioniero delle proprie illusioni. Ciò che arriva dopo l’affermazione di Solidarnosc non corrisponde al lieto fine di una favola. E oggi in Polonia, come accade in tanti Stati, essere transessuali corrisponde a non possedere diritti e, persino, identità. Non a caso, Szumowska e Englert non sono riusciti a trovare un’attrice transessuale e hanno dovuto chiedere a Malgorzata Hajewska di interpretare Aniela. Un compito, peraltro, svolto perfettamente.

I REGISTI e sceneggiatori di Elles, Body, Non cadrà più la neve, riescono nell’intento di raccontare con un tratto leggero le parabole di una donna e di una collettività, scartando soluzioni retoriche e affidandosi alle espressioni degli attori, ai loro gesti, al loro muoversi in un paesaggio che mostra sempre il proprio doppio. La cittadina dove è ambientata la storia è al contempo accogliente e respingente. Così come l’ufficio nel quale lavorava Aniela, quando per sbaglio era ancora Adam. Una stanza dalla quale si riceve ostilità eppure, sorprendentemente, anche solidarietà. A sottolineare che non esiste un luogo o un gruppo che in modo granitico è vincolato per natura a pregiudizi e credenze.
L’empatia, l’essere in ascolto, la socievolezza sono qualità umane che in qualsiasi momento possono rivelarsi.