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Praga, birrerie non strettamente sorvegliate

Praga, birrerie non strettamente sorvegliateBohumil Hraba a U Tygra (foto di Dario Bellini)

Bar Nella capitale ceca, tradizioni popolari e nuovi centri culturali

Pubblicato circa un mese faEdizione del 24 agosto 2024

Se vai a Praga fa impressione il numero di locali che ci sono. Anche prima era un po’ così nella tradizione popolare della Cecoslovacchia di un tempo. Nei quattro principali arrondissement del centro città e oltre non c’era un angolo di isolato senza una birreria (hospody), scandivano i momenti della giornata, pure dei bambini che venivano mandati a riempire la brocca di casa per la birra alla spina per i pranzi e cene di famiglia.

Oggi le abitudini sono radicalmente cambiate, molte delle osterie popolari sono sparite, sostituite da ristoranti vietnamiti o che vagamente si richiamano a dei menu internazionali. Nel centro storico poi si è aggiunto il fenomeno del turismo che ne ha moltiplicato il numero ma ogni locale ha una sua caratteristica originale.

Nonostante tutto la frequentazione dei posti dove ci si ritrova continua, nella cultura di chi abita a Praga. Quasi tutte le hospody (osterie) del centro hanno nomi di animali come Jelinek, Kocoura, Dva kocky, u Medvidka, che richiamano alla memoria le favole di Karel Capek «Dove si creavano dei mondi magici nelle situazioni quotidiane».
Chi ha ambientato molte delle sue storie nelle osterie è Bohumil Hrabal che andava specialmente U Pinkasu, ma è u Tygra (dal Tigre) a due passi da ponte Carlo, che distribuiva i suoi Samizdat. Da lì è passato un buon pezzo di storia popolare e di vita intellettuale praghese.

L’ambiente è piuttosto piccolo, sempre affollato all’inverosimile ma il posto a sedere lo trovi quasi sempre, a contatto di gomito tutti in fila ai tavoli lungo la parete. Tutti davanti al banco della mescita, dove un cameriere sempre sorridente adocchia le quantità di birra nei bicchieri da mezzo litro e li ricambia al volo segnando innumerevoli linee tracciate sui cartoncini tondi sotto le birre. Il posto è sempre così affollato che si deve parlare ad alta voce, purtroppo quest’anno un dipinto con il ritratto di Hrabal è stato sostituito da un grande televisore, che però è sempre spento, forse lo accendono solo per qualche evento in diretta o qualche partita di hokey o di calcio. Se Hrabal avesse potuto scrivere in inglese gli idiomi e le ironie proprie della lingua ceca, forse sarebbe stato famoso come Hemingway. Sulla parete c’è una sua grande fotografia di Bohumil (dio buono) quando con Vaclav Havel e Bill Clinton ridono come pazzi, proprio come tutti gli altri avventori che a gruppi di amici si danno appuntamento dal Tigrepure oggi.

Tutto sembra essere identico, ma la rivoluzione di velluto del 1989 è passata da più di un quarto di secolo, da quando si distribuivano i Samizdat di artisti, scrittori, intellettuali e studenti e operai contribuivano ai cambiamenti salvando le tradizioni popolari con un gradiente alcolico aumentato.
Bisogna dire che la Repubblica Ceca è ancora ai primi posti come nazione di grandi bevitori e produttori di birre di grande qualità, ma sembra che anche qui le statistiche dicono che c’è un calo importante. Un segno dei tempi che cambiano anche a causa dell’aumento a 70 corone (2,50 euro) del costo medio di un mezzo litro di birra.

Ci sono poi le vinerie, i caffè, i bistrot ma, tra i locali più famosi per le frequentazioni intellettuali, c’è sicuramente il Cafè Louvre che sembra essere rimasto immutato. E in via Narodni al primo piano, un grande locale una volta frequentato da Franz Kafka e Albert Einstein quando lavorava all’università tedesca di Praga, da Max Brod e T.G. Masaryk. Ci si riunivano i circoli di filosofia, di psicologia sperimentale e le associazioni artistiche, come il gruppo Sursum, che aveva lo scopo di «spiritualizzare le idee in forma artistica». L’ambiente del Cafè Louvre oggi è rimasto intatto come cento anni fa, un po’ come uno specchio dei tempi, forse chi lo frequenta adesso ci si può sovrapporre come in un foto montaggio senza che cambi molto.

È una realtà che il grande bellissimo caffè ristorante con sala biliardi è anche oggi molto amato, anche per i prezzi contenuti e la qualità dei cibi e delle bevande.

Poco più avanti verso il fiume c’è un altro posto famoso, è la Kavarna Slavia, storico locale di Praga che è lì dal 1884. Affacciato sul fiume Vltava, sopra al via vai dei tram in transito, circondato da grandi finestre con vista sul Castello e sul Teatro Nazionale, è simbolo dell’intellettualità praghese di tutti i tempi. Il Cafè Slavia, luogo amato dagli artisti ma anche da distinte famiglie all’ora del tea, come dagli studenti del FAMU, l’adiacente accademia delle arti dello spettacolo che ha una porticina riservata di ingresso al bar. Nei primi anni venti ci si davano appuntamento scrittori, pittori e poeti, come Seifert premio Nobel per la letteratura, Josef e Karel Capek, gli inventori della parola Robot e del dramma distopico R.U.R. Una Kavarna dove nacquero correnti letterarie e pittoriche, ci andavano gli scrittori Karel and Josef Čapek, Rainer Maria Rilke, i poeti Vítezslav Nezval e Jaroslav Seifert, gli artisti Jiri Kolar, Arnošt Lustig, i teorici dell’arte Teige e Cerný. Dove gli attori andavano per il dopo teatro, che è lì di fronte e dove vanno anche oggi. Dove si beveva l’assenzio di parigina memoria e proprio su una parete dello Slavia c’è il famoso dipinto del Bevitore di assenzio che quando il Caffè è stato acquistato negli anni 90 da una immobiliare americana, dopo la ristrutturazione il quadro era sparito, stavano per venderlo all’asta ma tutti si sono opposti, hanno fatto petizioni e così è ancora lì, di autore sconosciuto.

Questi i tre posti che ancora oggi saltano agli occhi, e al cuore, ma dov’è che ci si incontra adesso? Che succede nei bar di Praga? Si può fare qualche esempio: tempo fa c’era il Club Radost (Felicità) un locale multi funzionale dove si mangiava vegetariano, con galleria d’arte, negozio di musica, bancone bar e concerti, accanto ad una grande sala arredata con divani e poltrone come a casa. Oggi si è parecchio trasformato e modernizzato, alla moda dei giovani in discoteca, che pure si possono permettere le consumazioni più costose al bancone, che però è sempre quello. Invece un nuovo posto interessante è nel quartiere popolare di Zizkov. Qui da alcuni anni funziona molto bene il club Citarna Unijazz (l’Arpa), un locale multifunzionale che offre un «salotto accogliente», tutta la settimana esclusa la domenica, con mostre, letture, conferenze e dibattiti, proiezioni di film, concerti e spettacoli teatrali.

Il nome si ispira al famoso comandante hussita Zizka capace di sconfiggere qualsiasi esercito, anche quello di tutti crociati del Sacro Impero Romano riunito, dopo che Jan Hus fu messo al rogo con un tranello al Concilio di Costanza. Forse anche per questo oggi la Repubblica Ceca è il paese meno religioso in Europa. Zizkov seicento anni dopo, con la rivoluzione di velluto è diventato uno dei quartieri più vivi di Praga, famoso per il numero di osterie e bar, più di ogni altra città europea. Un altro posto di tendenza è nel quartiere di Vrsovice il centro culturale Vzlet, una intera costruzione che dal 1921 era un cinema, con bar, sala prove per musica, teatro, workshop di vario tipo, per giovani e no, adesso dopo diverse rianimazioni, dicono che «la vita torna a scorrere tra le pareti dello Vzlet» (il decollo). Il primo cinema si chiamava Kino Zahradka (il giardinetto) che risale al 1908. Oggi è Kino Pilotu che fa la programmazione. Si potrebbe continuare a lungo, per i turisti su google c’è tutto. Interessante sul lungo fiume c’è la Naplavka (sulla banchina del fiume) dove ci sono i barconi che sono diventati bar galleggianti di intrattenimento, tra questo la Lod’ Tajemství (la nave dei segreti) dei fratelli Forman, più in là c’è Lavka (la passerella) anche qui un metro sopra il fiume un bar, ristorante, salone per esposizioni e concerti, barchette a noleggio, attività varie, etc. Prima era il mulino di famiglia di Josef Myslivecek famoso musicista dimenticato del ’700 vissuto a Roma, c’è un museo ma ormai la commercializzazione turistica ha preso il sopravvento. Però gli amici di Praga mi suggeriscono di andare a visitare: Villa Stavnice (Black Lives Matter), il tetto del teatro Lucerna, la Kasarna Karlin, Vnitroblok, e anche la Kavarna co hleda jmeno (un caffè che cerca nome).

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