Giacomo Possamai, il trentenne del Pd che domenica e lunedì va al ballottaggio di Vicenza in testa, è a un passo dall’impresa. Al primo turno ha superato il sindaco uscente di centrodestra Roberto Fusco, 46,2% contro 44%, per il ballottaggio ha incassato il sostegno di un assessore della giunta uscente, Lucio Zoppello (2,5%) e anche di Edoardo Bortolotto del M5S, che si era fermato all’1,7%. Un moderato ex Forza Italia e un grillino che si uniscono alla partita, pur senza apparentamenti ufficiali, costruendo un campo larghissimo che pesca anche in settori che 5 anni fa stavano dall’altra parte.

Ma le percentuali non dicono molto in una sfida che era finita con 1000 voti di distanza due settimane fa: la differenza la farà chi convincerà i propri elettori a tornare alle urne. E la tradizione dice che, in questo mestiere, il centrosinistra è più abile. Mentre le truppe del sindaco uscente potrebbero disperdersi.

Possamai ha seguito l’esempio di Damiano Tommasi l’anno scorso a Verona, pur non essendo un civico doc: campagna senza temi e senza big nazionali, non ha voluto neppure il supporto di Elly Schlein che ha visitato tutte le principali città al voto tranne Vicenza. Fusco ha dovuto fare pace con un altro suo ex assessore che era andato per conto proprio, Claudio Cicero (2,57%), una mossa un po’ disperata per recuperare lo svantaggio. Meloni però non è venuta a sostenerlo, lasciando il compito soprattuto a Salvini e a qualche forzista. Segno che neppure a Roma credono nella rimonta.

L’aria che si respira in una città ancora ricca e molto democristiana tira verso il giovane piddino, allievo di Enrico Letta, che ha fatto capire di voler innovare senza spaventare nessuno. E così si avvia verso una vittoria abbastanza incredibile in una regione dominata dal leghista Zaia, stando agli schemi nazionali. Con lui tanti giovani e tanto civismo, prorpio come era successo con Tommasi.