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Pomigliano ricorda Frederick, ucciso di botte da due sedicenni

Pomigliano ricorda Frederick, ucciso di botte da due sedicenniPasquale Porciello

Italia Non sono mancate la polemiche alla manifestazione organizzata dalla parrocchia di San Francesco. Roberto Ruocco (associazione Antimafia Territorio e Legalità): «Il vero male è l'indifferenza dello Stato»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 24 giugno 2023
Pasquale PorcielloPOMIGLIANO D'ARCO

Una lunga fiaccolata ha attraversato Pomigliano D’Arco per ricordare, ieri sera, Frederick Akwasi Adofo, cittadino ghanese di 43 anni ucciso di botte da due sedicenni, al momento detenuti nel centro minorile dei Colli Aminei, a Napoli. A organizzare la manifestazione è stata la parrocchia di San Francesco.

La manifestazione di ieri è stata «un monito a camminare insieme» ha detto nel suo intervento l’organizzatore don Pasquale Giannino. Molti i preti della zona e i sindaci dei comuni vicini. Don Aniello Tortora, vicario episcopale per l’ambito Giustizia e Carità della diocesi di Nola, parla di «una situazione peggiorata negli anni e della necessità di un patto tra le istituzioni», ma anche di «una carenza di luoghi di aggregazione».

Foto e lettere sul luogo dove Akwasi Adofo Frederick è stato aggredito, Pomigliano d'Arco (Napoli), 21 giugno 2023
Foto e lettere sul luogo dove Akwasi Adofo Frederick è stato aggredito, Pomigliano d’Arco (Napoli), 21 giugno 2023 – ANSA

Il sindaco di Pomigliano Lello Russo, 83 anni, non ha potuto presenziare per ragioni di salute, ha precisato il vicesindaco e assessore alle politiche sociali Domenico Leone, che si è detto «impegnato a fare in modo attraverso il mio assessorato a che episodi del genere non avvengano più». Il sindaco, già al centro di polemiche per alcune dichiarazioni sulla camorra in campagna elettorale – «o la camorra a Pomigliano c’è e va combattuta, e non è così, o la camorra non c’è, come non c’è, e dobbiamo togliere la parola di mezzo» -, anche in questa occasione è caduto in polemica per il rifiuto a partecipare a un’altra manifestazione per Fredrick, martedì scorso, organizzata dalle realtà che si occupano di accoglienza sul territorio e da alcuni collettivi.

Pomigliano è una città di 40mila abitanti, uno dei luoghi di aggregazione giovanile serale e notturna più frequentato della provincia napoletana. Come la maggior parte dei comuni della provincia ospita ancora sfollati dal terremoto dell’ottanta. Interi quartieri periferici sono stati negli anni focolai di malavita e avamposti della criminalità organizzata, scenario di faide e lotte per il controllo delle piazze più o meno importati di spaccio. Negli anni non sono mai esistite vere e proprie politiche di integrazione e la questione è sempre stata affrontata in termini emergenziali.

Foto Pasquale Porciello
Foto Pasquale Porciello

I giovani dell’omicidio però non sono direttamente collegati all’ambiente, nonostante uno dei ragazzi provenga da una famiglia con vari componenti già noti alle forze dell’ordine. L’altro è figlio di immigrati incensurati cresciuto in Italia.

Francesco Borrelli, parlamentare dell’alleanza Verdi e Sinistra, presente alla manifestazione, insiste sulla responsabilità personale: «Se siamo tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Ci vuole un intervento molto drastico e c’è bisogno di una stretta, di un freno anche per ciò che riguarda le piattaforme social che si fanno veicolo di ogni tipo di messaggio».

Dall’altra parte, la polizia municipale ha ribadito ieri la carenza di organico e l’impossibilità di presidiare il territorio in maniera efficace.

La carenza strutturale di centri a soglia bassa, denuncia Alessio Malinconico di YaBasta organizzazione che si occupa di integrazione dei migranti sul territorio, e l’assenza di politiche di accoglienza rende ancora più vulnerabile chi, come Frederick Akwasi, vive una condizione di precarietà e marginalità.

«Pomigliano» spiega Tommaso Sodano, ex vicesindaco di Napoli ed ex senatore di Rifondazione Comunista, «aveva una storia di partecipazione politica importante legata alla Fiat. Da anni le cose sono cambiate. Alle ultime elezioni c’è stato un astensionismo del 50 per cento».

Foto Pasquale Porciello
Foto Pasquale Porciello

Roberto Ruocco, presidente dell’Associazione Antimafia Territorio e Legalità, ha parlato della «ennesima passerella delle istituzioni. Il vero male è l’indifferenza dello Stato. Sono da anni impegnato in prima persona e la dinamica è sempre la stessa: avviene il fatto violento, scoppia l’indignazione, arriva la chiamata a raccolta di istituzioni, chiesa e società civile, poi si abbassano le luci e niente di concreto viene fatto. Noi abbiamo negli anni promosso interventi nelle scuole, o altre attività di sensibilizzazione, ma non c’è continuità, non c’è riscontro pratico nella vita di tutti i giorni e le nostre attività cadono nel vuoto».

Le promesse e le buone intenzioni delle istituzioni presenti ieri per l’ultimo saluto a Frederick Akwasi Adofo, le commoventi parole dei rappresentanti, stridono con la complessità di un territorio dove le soluzioni non sono semplici né immediate: territori dove la precarietà aumenta e con essa la disillusione per una classe politica che ha provato negli anni la sua inefficacia. Le istituzioni danno in linea di massima risposte vecchie, macchinose, poco aderenti alla realtà e a farne le spese è troppo spesso chi vive ai margini.

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