Poliziotti obiettori, fan furiosi: che fare se incriminano Trump
Stati uniti New York City e Washington DC si preparano in vista della decisione di oggi del tribunale. E con l’ex presidente in Florida, il rivale DeSantis potrebbe trovarsi nella scomoda situazione di dover firmare l’estradizione
Stati uniti New York City e Washington DC si preparano in vista della decisione di oggi del tribunale. E con l’ex presidente in Florida, il rivale DeSantis potrebbe trovarsi nella scomoda situazione di dover firmare l’estradizione
Funzionari delle forze dell’ordine, federali e locali, si sono incontrati a New York City per discutere i problemi di sicurezza e logistica relativi al possibile arresto di un ex presidente. Donald Trump potrebbe essere incriminato oggi, stando a quanto dichiarato ai media Usa da più voci anonime che arrivano dal tribunale di Manhattan che indaga sul caso – il pagamento di 130mila fatto alla pornostar Stormy Daniels attraverso Michael Cohen, ai tempi avvocato del tycoon, per comprarne il silenzio.
LE PROBABILITÀ che verso Trump partano accuse solide sono alte, visto che lo stesso Cohen ha scontato tre anni di prigione per il suo ruolo in questa vicenda, ma la parte più complessa non è tanto incriminare un ex presidente, la parte difficile è il passo successivo.
Trump ha sempre avuto un rapporto idilliaco di amore ricambiato con la polizia, rafforzato dal sostegno che l’allora presidente aveva espresso nei confronti delle forze dell’ordine nel momento in cui, più di ogni altro, erano indifendibili, durante le manifestazioni di Black Lives Matter che si svolgevano ovunque negli Stati Uniti dopo l’omicidio di George Floyd, nel maggio 2020.
Alle presidenziali del 2020 il più importante sindacato di polizia, il Fraternal Order of Police, aveva dato il proprio endorsement a Trump. E in questi giorni, da quando The Donald ha parlato di un suo imminente arresto, Bernard Kerik, ex capo della polizia di New York e amico personale di Trump da prima ancora che entrasse in politica, ha twittato: «A un certo punto, le autorità di polizia dovranno alzarsi e andarsene, se sono coinvolte in una persecuzione illegale».
QUESTO INVITO da parte di un ex capo della Nypd solleva un’altra possibilità reale: che una parte degli agenti si rifiuti di rispondere agli ordini e non voglia procedere all’arresto. C’è poi un altro possibile problema tecnico: come ex presidente Trump ha diritto alla scorta dei servizi segreti che hanno il compito di difenderlo da ogni tipo di attacco.
Se dovesse essere preso in custodia dalla polizia di New York, dovrà essere seguito dalla scorta, come sua polizia personale, contrapposta a quella della città in cui si eseguirà il mandato di cattura. Una scena alla Tarantino dove diversi corpi di polizia si puntano le armi l’un l’altro con l’ex presidente al centro.
Tutto questo è stato scatenato dal minore dei processi che vedono Trump imputato e per un reato considerato un’infrazione, misdemeanor, ma che il procuratore distrettuale di New York Alvin Bragg potrebbe trattare come felony, un reato: i 130mila dollari Trump li ha derubricati come rimborso spese per il suo legale e la falsificazione dei libri contabili nello stato di New York costituisce reato, così come l’uso di denaro sottratto al controllo della Federal Electoral Commission per ottenere vantaggi personali, visto che Trump per Daniels ha usato i soldi della campagna e non i suoi personali.
TRUMP HA ESORTATO preventivamente la sua base a protestare contro il suo arresto, ma finora non ci sono state adesioni oceaniche. Le forze dell’ordine federali, statali e locali stanno comunque rafforzando la sicurezza e attorno al tribunale penale di Manhattan sono già comparse le transenne. Anche a Washington DC si preparano per le proteste, così come nelle aree vicino alla tenuta di Mar-a-Lago di Trump.
Per ora, alla prima manifestazione organizzata ieri a Manhattan sono arrivati una trentina di manifestanti che quasi sparivano assorbiti dai 100 giornalisti accorsi all’evento. Ma in una città meno liberal, e in caso di arresto effettivo, l’affluenza potrebbe essere ben diversa.
Proprio il caso della super repubblicana Florida, il cui governatore repubblicano Ron DeSantis potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dovere firmare l’estradizione per Trump. DeSantis, che potrebbe essere il più acerrimo rivale di Trump alle primarie del Gop 2024, non si è subito schierato al fianco del tycoon e nella conferenza stampa di ieri si è giustificato: «Il fatto è che non so cosa implichi il pagare il silenzio a una pornostar perché non parli di un qualche tipo di presunta relazione».
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