Per la prima volta da quando, obtorto collo, ha lasciato l’incarico di presidente, Donald Trump è tornato a Washington, DC, per tenere il discorso di apertura di un vertice ospitato dall’America First Policy Institute, un think tank formato da ex aiutanti della sua amministrazione per promuovere le sue politiche. Il discorso del tycoon è stato la cosa più vicina a un comizio da candidato alla presidenza; Un accigliato Trump ha fatto nuovamente ricorso alla retorica fatta di scenari minacciosi, di un’America assediata da crimini violenti e in disperato bisogno di un salvataggio che solo lui può fornire.
Trump ha poi delineato un’agenda di giustizia penale per il partito Repubblicano, elogiato il sistema giudiziario cinese, spinto per la pena di morte per gli spacciatori di droga e sostenuto che il governo federale dovrebbe aggirare i governatori e utilizzare la Guardia nazionale per combattere il crimine, suo sogno non molto segreto di quando era presidente.

DURANTE IL DISCORSO ha più volte elogiato la polizia: «La nostra grande polizia sa cosa fare», ma il Paese deve «permetterle di farlo». Ciò che ha omesso è stato di menzionare la polizia che ha protetto il Campidoglio il 6 gennaio 2021, e i morti e i feriti causati da quell’attacco che, nelle udienze, la Commissione ristretta della Camera addebita indirettamente a lui.
Trump è arrivato a Washington pochi giorni dopo la conclusione del primo giro di udienze sul tentato golpe, e sulla scia delle critiche di Biden che, senza mezzi termini, ha detto che il 6 gennaio le forze dell’ordine per 3 ore sono state soggette a un «inferno medievale», mentre l’allora presidente guardava in tv lo svolgersi della violenza senza alzare un dito. Questo non ha scalfito di un millimetro lo stile incendiario di Trump, e il suo discorso è sembrato essere l’inizio di una potenziale campagna per il 2024 che, di fatto, è già in fase di riscaldamento.
A dimostrazione di ciò, solo 4 ore prima, a meno di un chilometro di distanza, Mike Pence, il vicepresidente che Trump aveva lasciato alla mercé dei suoi sostenitori inferociti, aveva a sua volta tenuto un discorso molto simile a un comizio, davanti a un pubblico composto principalmente da studenti universitari, durante la conferenza della Young America’s Foundation.

QUESTO INCROCIO di appuntamenti politici ha messo in bella mostra una delle spaccature più scomode all’interno del Gop; fino a non molto tempo fa, sarebbe stato inconcepibile che un ex presidente e il suo ex vice tenessero 2 discorsi in competizione, lo stesso giorno, nella stessa città, ma l’inconcepibile è un segno distintivo dell’era Trump.
Nei suoi 90 minuti di discorso il tycoon ha ripetutamente deviato dal copione per lamentarsi di indagini “bufala”, per vantarsi di essere sopravvissuto a 2 impeachment, e per ripetere di non avere subito una sconfitta elettorale nel 2020. Pence, al contrario, ha esortato il partito a guardare avanti e unirsi per le prossime battaglie politiche: «Alcune persone possono scegliere di concentrarsi sul passato, ma le elezioni riguardano il futuro».
Questo strano sovrapporsi illustra le frustrazioni e le riserve di molti repubblicani su una campagna Trump per il 2024; un recente sondaggio del New York Times/Siena College ha suggerito che un’eventuale candidatura di Trump p potrebbe portare un buon numero di elettori repubblicani a disertare le urne.

Non sembra però Pence il candidato capace di portare gli indecisi al voto. L’ex presidente nei suoi 30 minuti di discorso ha suscitato pochi tiepidi applausi nei circa 250 partecipanti, nulla in confronto alle numerose standing ovation del pubblico di circa 800 persone accorse per Trump.
Non tutto, però, si gioca a Washington. Quest’anno, i 2 uomini si sono allontanati sempre di più durante la campagna elettorale per le elezioni di midterm di novembre, in cui hanno sostenuto candidati avversari in diverse corse per le primarie Gop.
A giugno alle primarie del partito repubblicano per scegliere il candidato governatore della Georgia, il candidato di Pence, il governatore Brian Kemp, ha sconfitto facilmente il suo sfidante sostenuto da Trump, David Perdue, ora vedremo cosa accadrà la prossima settimana con il candidato per il governatore dell’Arizona,
Pence ha terminato il suo discorso rispondendo a una domanda dei giovani conservatori che riguardava proprio l’ex presidente «e il divario tra voi due». «Non so se il nostro movimento sia davvero così diviso – ha detto Pence – Non so se io e il presidente siamo davvero diversi su molte questioni, ma potremmo differire sulla loro messa a fuoco».