Pnrr, via al decreto ma la strada è in salita
Fitto, ministro e responsabile dell’attuazione del Pnrr, è ottimista. Festeggia il passaggio senza sorprese alla Camera del dl che dovrebbe velocizzare quello che è oggi un treno merci: «Elimina molti impedimenti che ostacolavano l’attuazione del Piano».
Il ministro cita anche «il lavoro svolto con le opposizioni», che in effetti hanno alzato la voce e bocciato il dl in aula, con l’eccezione dell’ex Terzo Polo che si è astenuto, ma in commissione hanno proposto emendamenti alcuni dei quali, non di secondaria importanza, approvati.
Il dl è passato con 171 voti contro 112 no e 14 astensioni. Prevede la stabilizzazione del personale non dirigenziale dei ministeri assunto per progetti relativi al Piano, permette l’assunzione retribuita dei pensionati con incarichi di vertice da parte delle Pubbliche amministrazioni, facilita la stabilizzazione, dopo 24 mesi, dei precari assunti nel sud per la gestione dei fondi di coesione.
Il piatto forte è la riforma della governance che farà capo all’unità di missione da istituirsi a palazzo Chigi: una centralizzazione di fatto anche se nell’incontro col Cia, cioè con gli agricoltori, Fitto ha poi assicurato di voler «spacchettare le competenze a livello settoriale».
Il dl approvato ieri non basterà a sbloccare la situazione e il governo ne è perfettamente consapevole. Per oggi, dopo le riunioni tra cabina di regia e parti sociale di ieri, è prevista una raffica di incontri tra Fitto e tutti i ministri coinvolti nel Pnrr per fare il punto sia sullo stato dei 55 progetti da realizzarsi entro il 31 dicembre sia sulla situazione per quanto riguarda la terza rata del Recovery, che dovrebbe essere erogata il 20 aprile se la Commissione riterrà risolti i punti critici che hanno determinato il rinvio di due mesi della rata.
Ieri, sulla carta, scadeva il tempo concesso da Fitto ai vari ministeri per compilare un report sullo stato dei progetti, con indicazioni precise su quali siano da considerarsi irrealizzabili. Nei giorni scorsi, a porte chiuse, il ministro si è lamentato per le resistenze dei ministeri, che puntano i piedi e non vogliono sacrificare nulla. Si vedrà oggi se il “compito a casa” è stato completato o siamo ancora in fase interlocutoria, nonostante le lancette corrano.
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Pensioni, l’austerità della Fornero accettata solo da noiIn situazione particolarmente critica, segnala la Corte dei Conti, è il ministero delle Infrastrutture. La «possibile incoerenza tra l’obiettivo finale e le risorse stanziate», per quanto riguarda le opere idriche, è pari a 2 mld. Il ministero di Salvini ha 30 giorni per «autocorreggersi».
Di certo non sarà possibile, come ipotizzato all’inizio, presentare alla Commissione europea la proposta di rimodulazione entro la fine del mese. Ci vorrà molto di più: la data reale a cui pensano la premier e Fitto è il 31 agosto. Ma la rimodulazione stessa rischia di diventare un problema per quanto riguarda i tempi. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ieri ha avvertito il governo senza mezzi termini: «È necessario che la rimodulazione sia realizzata senza comportare ritardi».
Anche perché il rispetto della tabella di marcia del Pnrr impatta direttamente e in modo potenzialmente esiziale sulle cifre del Def. Bankitalia le ha promosse però mettendo le mani avanti sia per quanto riguarda le previsioni sul debito che in una fase come questa «possono essere smentite anche repentinamente» sia per la crescita fissata all’1% realizzabile solo con «una tempestiva ed efficace attuazione del Pnrr».
Sul Def l’Upb è anche più scettico, pur considerando il quadro «complessivamente condivisibile». «Sembrerebbero necessarie cospicue risorse di copertura che appaiono difficili da reperire» segnala la presidente Cavallari ed evidenzia criticità specifiche sia sui contratti del Pubblico impiego dove «è forte il rischio di aumenti significativi a causa dell’inflazione cumulata», sia sulla Sanità, inferiore alla media europea e col rischio che si renda necessario il rifinanziamento del Ssn».
Si aggiunge la necessità di trovare altri 600 mln dopo la inevitabile marcia indietro parziale sul RdC, che dovrebbe confermare il reddito per metà circa degli “occupabili”. Si tratta di criticità al netto del problema principale, che resta l’attuazione del Pnrr. La strada è ancora tutta in salita.
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