Quando si è saputo che Graham Stuart, ministro del governo britannico con delega alla sicurezza energetica e al net-zero, aveva lasciato Dubai senza aspettare la fine di Cop28, la società civile inglese ha manifestato indignazione. «Il Regno Unito è accusato di “scandalosa mancanza di leadership” mentre il ministro lascia la Conferenza» titolava ieri in homepage il Guardian. Ma anche un altro ministro di un grande paese europeo è già rincasato. Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica del governo Meloni, è ripartito ieri dagli Emirati Arabi Uniti.

La partenza del ministro arriva all’ultimo miglio di una Cop in cui l’Italia non ha brillato per presenza. Dopo il primo giorno – quando la presidente Meloni ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni di euro per il fondo loss&damage come Francia, Germania ed Emirati Arabi Uniti – Roma non si è fatta notare. Il basso profilo dell’Italia durante i negoziati climatici, va detto, non è una novità. Alla Cop26 di Glasgow, che pure l’Italia co-presiedeva, molti notarono come Roma non avesse nemmeno organizzato un proprio padiglione. Scelta marginale nelle trattative, ma segno di disattenzione per il meeting. L’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi non ha migliorato la situazione. Il padiglione è arrivato, ma in compenso è sparito ancora di più il ministro.

NON AIUTA DI CERTO il profilo scelto. Gilberto Pichetto Fratin, titolare del dicastero rinominato dell’ambiente e della sicurezza energetica, non si è mai occupato di clima né di diplomazia prima della nomina.

Alla formazione del governo il suo nome fu erroneamente associato dalla stessa premier alla posizione di ministro della pubblica amministrazione. «Il ministro italiano sul clima è tra i meno esperti in Europa» è il titolo di un’analisi uscita ieri sul sito Pagella Politica. L’inesperienza sul tema è il primo handicap, il secondo è la conoscenza dell’inglese. Il ministro non lo parla e questo – in un contesto internazionale come la Cop, dove molto viene deciso in bilaterali e cene – è un grosso ostacolo.

TUTT’ALTRO BACKGROUND rispetto agli omologhi dei grandi paesi europei. La Germania ha Steffi Lemke, una vita nei verdi, e a Cop28 ha schierato anche la ministra degli esteri Annalena Baerbock, che partecipa alle Conferenze sul clima dal lontano 2013. La Spagna, presidente di turno dell’Unione europea, è presente con la viceministra Teresa Ribera, attiva in ambiente Unfccc e dirigente del dipartimento della sezione clima del ministero dell’ambiente spagnolo fin dal 2004. Non ha un curriculum da esperta ambientale la ministra della transizione energetica francese, Agnès Pannier-Runacher, che però compensa con una lunga esperienza nei settori industria ed energia. Pichetto Fratin, oltre all’attività parlamentare, può vantare solo l’attività di commercialista.

Pichetto Fratin, in carica da poco più di un anno, avrà modo di acquisire sul campo l’esperienza nella diplomazia climatica che gli manca. E sicuramente anche a questa Cop ha potuto contare sulla rodatissima macchina ministeriale. Ma la sensazione, arrivati alla fase finale di Cop28, è che l’Italia quasi non abbia quasi toccato palla. Il ruolo scelto dal governo, lungi dal protagonismo, è quello della comparsa.

Intanto Graham Stuart, il ministro britannico al centro delle polemiche per aver abbandonato prematuramente Cop28, ha fatto sapere in serata che la sua assenza è solo momentanea. Concluso il suo impegno londinese – un voto cruciale in Parlamento – farà ritorno a Dubai. Sul campo è rimasto Richard Benyon, ministro per il clima, l’ambiente e l’energia. Pichetto Fratin, che negli Emirati Arabi Uniti non era accompagnato da altri ministri italiani, farà la stessa scelta?