«Abbiamo bisogno di un ambiente normativo che ci consenta di accelerare rapidamente la transizione verso l’energia pulita. Il Net-Zero Industry Act farà proprio questo. Creerà le migliori condizioni per quei settori che sono cruciali per noi per raggiungere lo “zero netto” entro il 2050» ha spiegato ieri a Bruxelles la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «La tecnologia pulita è un mercato in piena espansione e più rafforziamo il nostro vantaggio competitivo, più posti di lavoro di qualità possono essere creati in Europa» ha aggiunto il suo vice, Frans Timmermans, responsabile anche per l’European Green Deal.

La proposta, che ora passa al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio, ha l’obiettivo di valorizzare tecnologie come solare fotovoltaico e solare termico, energia rinnovabile eolica onshore e offshore, batterie e stoccaggio, pompe di calore ed energia geotermica, elettrolizzatori e celle a combustibile, biogas/biometano, ma anche attività ad oggi poco efficaci come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, oltre a presunte «tecnologie avanzate per la produzione di energia da processi nucleari con scorie minime dal ciclo del combustibile».

Durante la conferenza stampa un curioso sipario ha coinvolto Timmermans, che rispondendo a una domanda mentre presentata il nuovo piano industriale Ue per la transizione verde è intervenuto in italiano sugli attacchi – sempre più frequenti – dell’Italia del governo Meloni alle singole misure legislative del Green Deal, per esempio sull’obiettivo delle auto a zero emissioni di CO2 per il 2035, sui nuovi standard di emissioni Euro 7 per i veicoli stradali, sulle «case green», sulle emissioni industriali, sui rifiuti da imballaggi, sul settore tessile, sull’opportunità stessa di raffozare le ambizioni e accelerare il percorso verso gli obiettivi della transizione, in risposta alle due crisi causate dalla pandemia di Covid-19 e dalla guerra russa in Ucraina, invece di rallentare e ridimensionare l’intera strategia. «Ho un lavoro enorme da fare – ha risposto il vicepresidente esecutivo – per spiegare quello che stiamo proponendo. Sono sicuro che anche in Italia c’è la volontà di andare avanti. Se vediamo i problemi che ha l’Italia con la siccità, o con il cambiamento climatico» è chiaro che «dobbiamo agire, e agire adesso». Timmermans si è detto sicuro del sostegno a queste misure da parte della popolazione italiana, mentre il governo anche ieri ha votato contro la proposta di revisione della Direttiva Ue sulle emissioni industriali.

«Le nuove norme offriranno una migliore protezione della salute umana e dell’ambiente riducendo le emissioni nocive degli impianti industriali e degli allevamenti intensivi nell’aria, nell’acqua e attraverso gli scarichi» si legge in un comunicato stampa del Consiglio. «L’inquinamento causa gravi malattie e danneggia l’ambiente. L’obiettivo dell’Ue per il 2050 è ridurre l’inquinamento a livelli non dannosi per la salute umana. L’accordo del Consiglio raggiunto oggi sulle emissioni industriali stabilisce regole più severe per affrontare l’inquinamento alla fonte. In questo modo si fisseranno limiti di inquinamento a livelli più efficaci e si daranno indicazioni chiare all’industria e ai grandi allevamenti affinché facciano i giusti investimenti per ridurre efficacemente il loro inquinamento» ha dichiarato Romina Pourmokhtari, ministra svedese per il Clima e l’ambiente. La direttiva sulle emissioni industriali è infatti il principale strumento dell’Ue per regolamentare l’inquinamento prodotto dagli impianti industriali e dagli allevamenti intensivi, come l’ossido di azoto, l’ammoniaca, il mercurio, il metano e l’anidride carbonica. L’Italia, come spesso accade quando si tratta di lotta ai cambiamenti climatici, ha votato contro. L’opposizione del nostro Paese al testo è legato alle soglie relative agli allevamenti, che così come previste «non sono per noi accettabili» ha detto il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin.