Mentre il sole illumina ancora il Foro di Augusto e una brezza settembrina ricorda l’autunno alle porte, nel centro di Roma va in scena la chiusura della campagna elettorale rosso-verde. Lo slargo di via dei Fori Imperiali non è pieno, ma si sa che tra presenze nelle piazze e nelle urne non c’è proporzionalità diretta. «La sensazione è che stiamo crescendo», dicono gli esponenti dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Nessuno si azzarda a dare una forma numerica concreta a questo aumento, né a un obiettivo soddisfacente. Il primo scoglio è lo sbarramento del 3% al proporzionale, «poi si vedrà».

La speranza è convincere un po’ di indecisi, soprattutto tra i giovani, ma a questo punto è più facile pescare tra i delusi dell’alleato Pd. I temi forti del programma cocomero sono stati al centro del dibattito pubblico nelle ultime settimane. L’alluvione nelle Marche ha fatto toccare con mano anche ai più scettici gli effetti della crisi climatica. I rincari in bolletta preoccupano milioni di italiani. Le minacce atomiche di Putin spaventano chi credeva che la guerra potesse fermarsi alle frontiere d’Europa. «La pace è scomparsa dall’agenda, va rimessa al centro dell’azione del governo italiano. Serve il massimo impegno per scongiurare l’olocausto nucleare», dice dal palco Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana (Si). In mano stringe una bandiera arcobaleno.

La parola che ricorre più spesso tra interviste e interventi è «extraprofitti». I rosso-verdi propongono di tassare al 100% quei 40-50 miliardi che le compagnie energetiche si sono messe in tasca in pochi mesi. I ricavi dovrebbero fermare la corsa di luce e gas per famiglie e imprese medio-piccole e dare una svolta agli investimenti sulle fonti rinnovabili. «Sono l’unica soluzione – dice Angelo Bonelli, leader verde – non il nucleare». Su cui lancia una stoccata al rivale di Azione: «Per le centrali ci vorrebbero tra i 280 e i 400 miliardi, Carletto ci dici chi dovrebbe metterli?».
Alcuni dei partecipanti all’iniziativa hanno al collo dei cartelli scritti a mano. Sul modello dei Fridays for future, anche se l’età media è decisamente più alta. I temi sono pochi ma ben definiti: scuola pubblica (la grande assente della campagna elettorale); rifiuti; politiche femministe; diritti civili e sociali.

Un po’ di numeri li elenca Aboubakar Soumahoro, criticato nei giorni scorsi per una foto con il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (Pd) postata con un commento particolarmente benevolo. «1,9 milioni di poveri, 3 milioni di giovani Neet, 4,3 milioni di lavoratori privi di un reddito dignitoso. È a loro che parla il nostro sogno. Insieme alle partita Iva, ai rider, ai bambini senza cittadinanza italiana e alle persone Lgbtqi+», dice Soumahoro. Interviene dopo l’altra candidata di punta: Ilaria Cucchi. L’Alleanza incassa il sostegno dei verdi di mezza Europa, di esponenti di Syriza e Podemos.

Mentre il sole scende sulle rovine romane lo sguardo è già oltre il 25 settembre. Bonelli rimanda le riflessioni sulla maggiore vicinanza programmatica ai 5S che al Pd. Fratoianni definisce «strumentale» la polemica su un possibile accordo con Azione in funzione anti-destre. Di una cosa, però, è certo: «Troverete i parlamentari eletti con questa lista nei conflitti, sui territori, a difesa dei più deboli. Le parole non bastano, continueremo a metterci i corpi».