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Per la guerra di Netanyahu richiamo più lungo per i riservisti

Per la guerra di Netanyahu richiamo più lungo per i riservistiUna postazione militare israeliana sul confibne attaccata da Hezbollah – AP (archivio)

Israele/Libano/Gaza Soldati e ufficiali rimarranno di più nelle Forze armate. Alta la tensione al confine nord. Oms: a Gaza 8mila bambini sono stati ricoverati per malnutrizione

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 15 giugno 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

A spiegarci che non si arriverà, in tempi brevi, al cessate il fuoco permanente a Gaza è un punto nell’agenda della riunione del governo Netanyahu prevista domani a Gerusalemme. L’esecutivo israeliano discuterà l’estensione di una legge per l’aumento dell’età in cui i riservisti potranno essere richiamati a servire nell’esercito. Da 40 a 41 anni per i soldati, da 45 a 46 per gli ufficiali. Il ministero della Difesa informa che le Forze armate «hanno ancora bisogno di un numero significativo di uomini e di mantenere in servizio gli ufficiali di riserva che non possono essere sostituiti». È chiara l’intenzione del governo Netanyahu di proseguire ancora per mesi l’offensiva a Gaza e ora si teme anche un’invasione del Libano del sud.

Al confine tra i due paesi il conflitto è in continua evoluzione. Nella notte tra giovedì e venerdì, l’aviazione israeliana ha bombardato obiettivi a est di Tiro uccidendo due persone, tra cui una donna. Una ventina i feriti, tra cui alcuni bambini, riferiscono dal Libano. Hezbollah, che da martedì, dopo l’uccisione di un suo alto comandante, Taleb Abdallah (Abu Taleb), ha colpito con centinaia di razzi katiusha e droni il nord di Israele, ieri ha preso di mira Kiryat Shmona e Kfar Szold. L’aviazione israeliana poco dopo ha colpito Odaisseh e Kafr Kila, nel sud del Libano. Sul quotidiano di Beirut Orient Today Mounir Rabih, rivela che Hezbollah ha deciso, dopo l’attacco israeliano contro Abu Taleb, «di prendere l’iniziativa impiegando armi più sofisticate e di abbattere i droni israeliani più avanzati». Il movimento sciita ha inoltre svelato nei giorni scorsi di possedere un sistema di difesa aerea in grado di insidiare gli aerei da combattimento israeliani.

Di fronte a ciò Israele appare sempre più convinto a far avanzare le sue divisioni corazzate in Libano del sud e a non attendere oltre i risultati della mediazione in corso per evitare una offensiva simile a quella di Gaza. Questo, pensano alcuni, è il vero motivo della decisione presa dal ministro della difesa Yoav Gallant di non aderire al trilaterale Israele-Usa-Francia sulla roadmap preparata da Parigi per allentare le tensioni. Gallant ha invece spiegato il passo come una risposta alla decisione di Emmanuel Macron di escludere le imprese militari israeliane di esporre a una delle più grandi fiere di Difesa nel mondo. «Mentre combattiamo una guerra giusta, difendendo il nostro popolo, la Francia ha adottato politiche ostili contro Israele», ha scritto Gallant. La decisione del presidente francese era seguita al bombardamento israeliano di Tel al Sultan (Rafah) che ha innescato un incendio in cui hanno perduto la vita decine di civili palestinesi. Proprio Tel al Sultan è al centro dell’avanzata dei mezzi corazzati israeliani che anche il G7 in Puglia ha chiesto di fermare, senza risultato.

Emergono nuovi danni a quelli già enormi subiti da Gaza e la sua gente dall’offensiva israeliana in corso da otto mesi. Mentre più di 2,3 milioni di abitanti della Striscia vivono da sfollati e sono sull’orlo della carestia, il 57% dei campi coltivabili che potrebbero fornire nutrimento è inutilizzabile a causa di bombardamenti, di edifici distrutti o danneggiati e per i movimenti dei mezzi corazzati. A mostrarlo sono le immagini riprese dai satelliti Unosat delle Nazioni unite. E da aprile ad oggi la situazione, aggiunge l’Onu, è ulteriormente peggiorata con gravi danni ai frutteti, alle colture e agli ortaggi. L’Oms intanto avverte che più di 8.000 bambini di Gaza di età inferiore ai 5 anni sono stati ricoverati per malnutrizione acuta. 32 i decessi attribuiti alla fame, 28 dei quali bambini, ha ricordato il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Hamas, che smentisce di aver rifiutato la proposta di tregua e di scambio di prigionieri israelo-americana, ieri ha fatto sapere attraverso il suo rappresentante in Libano, Osama Hamdan, che «Nessuno ha idea» di quanti ostaggi israeliani siano ancora vivi e ha ribadito che qualsiasi accordo per il loro rilascio deve includere garanzie di una tregua permanente. Hamdan, intervistato da Ben Wedeman della Cnn, ha spiegato che il movimento islamista ha bisogno di «una posizione chiara da parte di Israele per accettare il cessate il fuoco, un ritiro completo dalla Striscia e lasciare che i palestinesi determinino da soli il loro futuro e la ricostruzione».

Secondo fonti di Gaza, sarebbe legata alla recente operazione israeliana che ha portato al recupero di quattro ostaggi a Nuseirat – seguito dal massacro di oltre 200 palestinesi in bombardamenti sul campo -, la decisione degli Stati uniti di trasferire ad Ashdod il molo galleggiante che hanno assemblato davanti alla spiaggia di Gaza. Washington parla di «cattive condizioni meteorologiche in arrivo». Restano insistenti tra i palestinesi le voci che il porto costruito per gli aiuti umanitari, invece sia stato usato per consentire la partecipazione di militari Usa all’operazione a Nuseirat. L’Amministrazione Biden nega ma il Washington Post scrive che l’intelligence militare americana ha svolto un ruolo decisivo in appoggio alle forze israeliane.

 

 

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