Lavoro

Pensioni, niente accordo al tavolo con il governo

Pensioni, niente accordo al tavolo con il governoLe segretarie di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Annamaria Furlan, ieri a Palazzo Chigi – LaPresse

La trattativa a Palazzo Chigi Un nuovo incontro è stato fissato per martedì prossimo, ma la Cgil ha già dato giudizio negativo e conferma la mobilitazione. Cisl e Uil più positive. Il sindacato guidato da Susanna Camusso scenderà in piazza il 2 dicembre, con il sostegno della sinistra di Mdp, Si e Possibile

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 19 novembre 2017

La soglia dei 67 anni di età che varrà per il 97% dei pensionandi italiani dal 2019, niente per i giovani, niente per le donne. Doveva arrivare ieri la parola fine sulla trattativa pensioni fra governo e sindacati. Arriverà invece martedì. L’ulteriore slittamento è dovuto alla mancanza di platee e cifre precise rispetto all’ultimo – piccolissimo – rilancio del governo: l’esenzione per le 15 categorie di lavori gravosi estesa anche alle pensioni di anzianità (vale per qualche centinaio di persone) e l’istituzione di un fondo con «potenziali risparmi di spesa» per consentire la proroga dell’Ape sociale al 2019.

UN RILANCIO A CUI NON abbocca la Cgil che conferma la mobilitazione e la manifestazione nazionale che sarà – come anticipato martedì dal manifesto – sabato 2 dicembre con l’appoggio di tutte le forze di sinistra: Mdp, Sinistra Italiana e Possibile. Tanto che oggi Susanna Camusso e Pier Luigi Bersani saranno ospiti di Lucia Annunziata a In mezz’ora.

Un rilancio a cui invece si aggrappa la Cisl per parlare di «successo» e a cui la Uil – comunque critica – non riesce a dire di no a priori. Martedì però non ci sarà nessuna firma separata: Cgil, Cisl e Uil daranno semplicemente giudizi diversi invocando miglioramenti durante il passaggio parlamentare della manovra – il testo del governo sarà tradotto in un emendamento – forte della promessa del Pd di chiedere un congelamento fino a giugno della norma sull’innalzamento per tutti a 67 anni.

UNA DIFFERENZA DI posizioni dovuta al diverso metro di giudizio. La Cgil raffronta i – pochi – risultati ottenuti con gli impegni presi l’anno scorso sulla cosiddetta Fase 2. Contrariamente la Cisl valuta ciò che è stato portato a casa rispetto al «niente» previsto nella manovra e considera «un grande risultato» aver riaperto il dialogo con il governo. La Uil è in posizione intermedia ma vuole portare a casa gli avanzamenti delle ultime due riunioni.

La verifica finale a Palazzo Chigi dunque si è tradotta in un rinvio di pochi giorni, con un nuovo round fissato per martedì alle 9.30. Il governo è stato comunque furbo aprendo a una delle richieste della Cgil – l’estensione del blocco anche rispetto all’età delle pensioni anticipate (le ex pensioni di anzianità) – e alla creazione di un fondo per estendere l’Ape social – l’unica misura realmente incisiva verso quella «flessibilità in uscita» che gli italiani non hanno. Il Fondo però rischia di essere l’ennesimo contenitore vuoto – come quello sulla Riduzione delle tasse – che non avrà alcun effetto. Di più: la proroga dell’Ape social al 2019 è una cattiva notizia perché se si dice che si useranno «gli eventuali residui del 2018» significa che non c’è una proroga rifinanziata per il 2019 e che si dà già per scontato che ci sarà un risparmio anche sul 2018, dopo le pochissime domande accolte quest’anno a causa dei paletti e delle interpretazioni molto stringenti dell’Inps.

APRENDO LA RIUNIONE, il premier Paolo Gentiloni aveva chiesto ai sindacati uno «sforzo significativo» di condivisione. La Cgil e in parte la Uil non hanno però accolto l’invito. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha espresso «rammarico per il fatto che i sindacati abbiano opinioni diverse», che «contiene misure che migliorano la posizione pensionistica dei lavoratori, fermo restando l’impianto legislativo che richiede per legge l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita». Insomma, qualche briciola, ma niente modifiche alla riforma Fornero.

Per la Cgil ci sono già le «condizioni per dare un giudizio». Per Susanna Camusso «la valutazione di grande insufficienza che avevamo anticipato viene confermata. Il quadro non risponde alle richieste e agli impegni assunti da parte del governo». Di fronte alla «indisponibilità» del governo «ad affrontare le ingiustizie» del sistema, ci sarà «la mobilitazione che la mia organizzazione nelle prossime ore deciderà». La segretaria generale della Cgil ha parlato di «occasione persa» su giovani e donne.

ANNAMARIA FURLAN ha espresso un «giudizio positivo sul lavoro fatto. È un momento molto particolare della vita del Paese ed è assolutamente importante portare a compimento quell’intesa sulla previdenza che insieme avevamo costruito. Non riteniamo vantaggioso spostare in un mare aperto futuro, con tempi del tutto incerti, la gestione di un tema così importante». La segretaria generale della Cisl ha comunque evitato di polemizzare con la Cgil e ha indicato alcune questioni che hanno bisogno di essere approfondite: l’allargamento a più lavoratori della siderurgia allo stop ai 67 anni, il silenzio-assenso sulla previdenza complementare.

Per la Uil di Carmelo Barbagallo ci sono infine «alcuni aspetti positivi, altri meno e altri ancora da approfondire. Vorremmo fossero chiariti alcuni aspetti sulle risorse (durante il tavolo la richiesta è rimasta inevasa almeno tre volte, ndr) e, in particolare, su giovani e donne».

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