Non c’erano i leader, il che autorizza a pensare male, ma è un fatto che Partito democratico e Movimento 5 Stelle ieri erano in piazza con la rete «Ci vuole un reddito», rispondendo a una chiamata che dalla società e dalle reti che la animano arriva direttamente ai partiti di opposizioni al governo Meloni. Nello spazio del legittimo dibattito politico tra chi stava in piazza, si nota una differenza strategica sul reddito e la sua filosofia: la maggior parte dei comitati e dei sindacati di base che lo rivendicano lo considerano un pezzo fondamentale della redistribuzione della ricchezza, un modo per superare la centralità del lavoro novecentesco e sperimentare nuovi diritti di cittadinanza, i partiti lo considerano un sussidio per far fronte alla crisi, una misura contro la povertà. Insomma: il reddito è uno spazio di ricomposizione ma anche di dialettica, dentro al quale si misurerà la crescita di questo movimento da qui all’autunno.

«Il Pd c’è – assicura ad esempio Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria del Pd – Essere qui significa dimostrare vicinanza un movimento che è fatto da tantissime associazioni che si occupano della vita reale delle persone, dal bisogno del reddito, al bisogno alimentare, al bisogno energetico e della casa». Le fa eco Marco Furfaro, responsabile welfare e lotta alla disuguaglianze nella segreteria Schlein,che parla di «una manifestazione larga ed eterogenea, migliaia di donne e uomini esclusi da ogni misura di contrasto alla povertà che hanno reclamato l’urgenza di una forma di reddito minimo e di un mercato del lavoro dignitoso. Salario minimo, lotta al lavoro povero, lotta alla violenza di genere, lotta per il diritto all’abitare. Lo reclama l’Italia, il governo fa il contrario». Vogliono far passare il messaggio che è colpa delle persone se sono povere, se sono disoccupate, se sono precarie e non del sistema diseguale e della mancanza di diritti e opportunità per tutte e tutti». Per Furfaro, tuttavia, «da oggi parte un percorso per fermarli e con il Partito democratico, in piazza e in Parlamento, daremo il nostro contributo. Vogliamo un paese civile e avere come nel resto d’Europa un reddito minimo garantito, cioè uno strumento universale contro la povertà». Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, rivendica la scelta di stare «al fianco dei movimenti e delle reti sociali perché hanno ragione ad urlare, perché serve un reddito in un paese in cui ogni giorno aumenta la povertà».

Conte si è intestato la difesa del reddito, ma ha convocato la sua manifestazione per il prossimo 17 giugno, ma in piazza ieri c’era il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco Silvestri. «L’obiettivo è far capire alle persone quanto questo governo sta precarizzando ancora di più un paese che invece andava messo in sicurezza sotto il piano del lavoro – afferma Silvestri – La pressione che si crea fuori dal palazzo fa spostare gli assetti di un governo».