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Pd: «È l’anticamera dell’eversione». Csm: attacco all’autonomia delle toghe

Pd: «È l’anticamera dell’eversione». Csm: attacco all’autonomia delle togheElly Schlein – Ansa

Migranti Fratoianni: «Da Meloni e Salvini nauseabondo linciaggio contro i giudici che rispettano le leggi». Magi (+Europa): così l’Ungheria è uscita dallo stato di diritto

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 3 ottobre 2023

ll più netto, in un Pd che ha preso molto serio le parole di Giorgia Meloni contro la giudice Apostolico di Catania, è il capogruppo al Senato Francesco Boccia: «Il fastidio con cui la premier ha giudicato la sentenza e le parole di Salvini sono l’anticamera dell’eversione».

Parole scelte con cura, che rendono la gravità della situazione. La segretaria dem Elly Schlein chiede al governo di smettere di «alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese. La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità. Se cercano responsabili del disastro sull’accoglienza si guardino allo specchio: è la destra che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro».

Prosegue Schlein: «La destra che ha messo la firma su tutte le leggi che hanno prodotto questo caos, come la Bossi-Fini che alimenta l’irregolarità, è sempre quella che non ha mai contrastato il regolamento Dublino lasciando l’Italia più sola, per allearsi con Polonia e Ungheria che di solidarietà non ne vogliono sapere». «Nelle democrazie liberali vige la divisione dei poteri», rincara il dem Arturo Scotto. «Il potere esecutivo rispetta il potere giudiziario. Ma Meloni preferisce Nethanyahu a Montesquieu».

Si muovono anche i componenti del Csm. Una decina di togati ha già firmato una richiesta per l’apertura di una pratica a tutela della giudice Apostolico. Nel documento si parla di «autentici attacchi all’autonomia della magistratura» e si citano alcuni passaggi del post di Meloni: «L’accusa ai magistrati di essere “nemici della sicurezza della nazione”, un “ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico” e di “scagliarsi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto” pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno stato di diritto». Nel documento, inoltre, si censura la «grave delegittimazione professionale» di cui è stata oggetto la magistrata.

Interviene anche il leader del M5s Giuseppe Conte, che però non rileva nulla di eversivo nell’attacco alla giudice. Conte attacca la premier sugli annunci fatti in campagna elettorale sul blocco navale, sull’accordo con la Tunisia «che si è rivelato un flop», sulla «irrealistica lotta gli scafisti». «Nella scelte di Meloni non c’è nulla di serio. I suoi slogan e i suoi bluff ci consegnano un’Italia sola, chiamata a gestire sbarchi che sono raddoppiati in un anno». «Basta nemici immaginari, vittimismi su complotti e fantomatici governi tecnici in arrivo. Dai migranti al carovita Meloni si rimbocchi le maniche e trovi soluzioni, se ne è capace. Finora ha fallito».

«Il linciaggio che Meloni, Salvini, e la loro maggioranza stanno cercando di fare contro i magistrati che rispettano le leggi è nauseabondo», attacca Nicola Fratoianni. «Il “me ne frego” può andar bene quando vanno in processione a Predappio, ma non funziona quando sono al governo e devono dare risposte ai problemi del Paese. E soprattutto non possono dire “me ne frego” di fronte alle leggi e alle convenzioni internazionali sui fenomeni migratori».

Duro anche il segretario di +Europa Riccardo Magi: «Meloni la pianti di scherzare con il fuoco e si comporti da presidente del Consiglio che ha giurato di rispettare la Costituzione e le leggi del nostro Paese. Anzichè urlare al complotto della magistratura politicizzata e delle opposizioni antipatriottiche, dovrebbe scusarsi con gli italiani e con il Parlamento perché durante l’esame del cosiddetto decreto Cutro avevamo indicato con esattezza che le nuove norme sarebbero state dichiarate illegittime e per questo disapplicate». Prosegue Magi: «È così, scagliandosi contro migranti e giudici, che Polonia e Ungheria si sono poste fuori dallo Stato di diritto, dalla democrazia e quasi a un passo fuori dall’Unione Europea. L’invasione di campo della premier rappresenta un punto di non ritorno verso la deriva ungherese».

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