Fondazione Foqus, Quartieri Spagnoli: ieri pomeriggio è iniziata la due giorni del Pd contro l’autonomia differenziata. Oggi ci saranno Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Neppure un tema così ampiamente condiviso sotto il Vesuvio è riuscito a ricompattare il Pd campano spaccato in tre: il gruppo che ha sostenuto Schlein al congresso, i consiglieri regionali, il presidente della regione De Luca, che ieri non c’era. Non solo, nella riunione pre manifestazione ha posto il veto alla partecipazione con l’esplicito mandato di sabotarla, primi destinatari del diktat i consiglieri regionali e, per rafforzare il concetto, ieri pomeriggio si è svolta una seduta del Consiglio regionale.

Mentre si susseguivano i panel, in platea si ragionava degli assenti. Ha sbagliato De Luca a non andare? «Siamo qui per parlare di autonomia – la replica di Francesco Boccia, che è stato commissario del Pd campano fino al congresso -. Calderoli dovrà passare sul nostro corpo». L’attuale commissario dem in Campania, Antonio Misiani, giovedì aveva avuto un vivace scambio con il vice di De Luca in regione, Bonavitacola: «Quando si fa il congresso regionale? Dacci una data. Vi dovete vergognare».

Eleggere il segretario regionale serve a rimettere il partito nell’orbita deluchiana per procedere verso europee e regionali con il terzo mandato del governatore. Ieri Misiani ha replicato: «Dialogo sempre con tutti, ma la civiltà dei rapporti e il rispetto reciproco sono fondamentali. Se mancano non si fanno passi in avanti. Il congresso lo faremo nel momento in cui ci saranno le condizioni politiche e organizzative. Mi auguro che prevalga la logica del dialogo». Il deputato e membro della segreteria dem, Marco Sarracino: «Difendere il Sud e la coesione è una battaglia identitaria per il Pd e questo, fino a poco tempo fa, non era scontato. Qui c’è tutto il partito, abbiamo un gruppo dirigente unitario. Faremo la battaglia anche per chi non c’è».

Mentre il dibattito procedeva, però, tra gli otto consiglieri regionali e i quattro segretari provinciali (Caserta è commissariata) girava un documento da consegnare al partito o, meglio, due versioni, con la prima stesura più dura della seconda. La prima parte del testo dedicata all’autonomia differenziata (e quindi una sorta di riconoscimento dell’iniziativa messa in campo dal Nazareno); la seconda con la richiesta di congresso in linea con De Luca. «Solo dopo Lep e fondo perequativo – si legge – si può avviare un confronto sulle possibili riforme per una maggiore autonomia delle regioni».

E poi: «Da segnalare il tentativo di coprire interventi finanziati col Pnrr utilizzando i fondi Fsc, per legge destinati per l’80% al Mezzogiorno. Ed il blocco stesso dei fondi Fsc per responsabilità del Ministro Fitto». Un cavallo di battaglia di De Luca. Quindi l’affondo: «Il Pd deve diventare il perno di un grande movimento meridionalista, ma deve essere autorevole e credibile. Deve garantire un principio che viene prima di ogni altra cosa: il rispetto delle regole di democrazia interna. In questo momento questo principio in Campania è clamorosamente violato».

Nel documento si leggono in filigrana più punti: c’è un pezzo di partito nel mezzo tra la segreteria Schlein e De Luca. Per sposare le posizioni del Nazareno chiedono un’interlocuzione diretta e, prima, vogliono sapere se rientrano nella definizione di «cacicchi e capi bastone». In serata si è affacciato nel cortile di Foqus il consigliere regionale Erasmo Mortaruolo, violando il diktat, a dimostrazione che la discussione non era ancora chiusa. E il segretario provinciale di Napoli, Giuseppe Annunziata, ha partecipato alla manifestazione. Dalla segreteria dem Sandro Ruotolo: «Domani (oggi ndr) discuteranno di autonomia Schlein e il suo sfidante ai gazebo Bonaccini, il partito è qui in forma unitaria. Chi non ci sta lo fa per farsi notare».