Ore di tensione nel Pd, in vista della doppia riunione della direzione che deciderà oggi il programma e domani le liste. Non c’è solo la naturale adrenalina che precede la scelta dei candidati, ma anche un conflitto (destinato a restare latente fino al 25 settembre) che riguarda il più che probabile congresso che si aprirà dopo la prevedibile vittoria delle destre. Il conflitto è tra le due anime dem che faticano sempre di più a convivere: quella macroniana e quella laburista. Una prova è lo scontro di ieri su twitter tra Stefano Bonaccini (probabile candidato alla leadership) e Goffredo Bettini, padre nobile della sinistra interna.

BETTINI, in una intervista al Corriere, aveva contestato l’abuso del termine «riformismo»: «Una parola, tradita, abusata e fraintesa, il vero riformismo è solo una cosa: accorciare le distanze tra privilegio e dolore sociale, il resto sono chiacchietre». Il governatore emiliano ha replicato difendendo termovalorizzatori e rigassificatori e contrapponendo la «vita reale» alla «fuffa». Controreplica di Bettini: «Pongo la questione delle disuguaglianze sociali, che non sono fuffa. Rispondi con una originale via al socialismo democratico: termovalorizzatori e rigassificatori. Buona fortuna. Ma adesso occupiamoci insieme di vincere le elezioni».

LA FAGLIA TRA I DUE PD appare sempre più vistosa. In queste ore, al netto di Bettini che ha declinato la proposta di candidatura, resta sottotraccia per ovvie ragioni legate alle candidature. E tuttavia nella sinistra interna, sui territori ancor più che tra i dirigenti nazionali, il malessere per la linea tenuta dal Nazareno dopo la caduta del governo Draghi è palpapabile. La rottura con M5s è una ferita aperta. Si tira un sospira di sollievo per il forfait di Calenda, visto che l’alleanza con lui avrebbe spostato al centro la linea del Pd. Ma si mastica amaro.
A Bologna questo malessere esplode tra militanti e volontari delle feste dell’Unità e il parafulmine è la candidatura, proposta da Roma, di Pierferdinando asini nel collegio cittadino per il Senato (per il quale è in corsa anche Gianni Cuperlo). I vertici del partito locale sono inondati di messaggi, comprese minacce di disertare la campagna elettorale. Il circolo Gramsci di Bologna ha scritto a Letta esprimendo «totale contrarietà all’ipotesi». «Casini in questi 4 anni non ha aderito al gruppo Pd, e sui diritti civili ha preso posizioni diametralmente opposte a quelle del nostro partito. Siamo sicuri che non ripeterai l’errore fatto da Renzi nel 2018…».

LA PARTITA NON È ANCORA chiusa, così come non è ancora chiaro chi , tra dem e e alleati, correrà nei collegi sicuri dell’Emilia: si parla di Ilaria Cucchi in quota Sinistra italiana, certo il ruolo di capolista alla Camera nel proporzionale per Elly Schlein. Seggi sicuri anche per l’ex sindaco Virginio Merola, per Filippo Andreatta, per la prodiana Sandra Zampa e per la presidente dem Valentina Cuppi. Probabile una corsa a Parma (nel proporzionale) per il ministro del Lavotro Andrea Orlando, dal partito di Reggio Emilia è stato indicato l’ex capogruppo Graziano Delrio.

REBUS INTRICATO ANCHE in Toscana, dove è quasi certa l’esclusione del renzianissimo Luca Lotti, mentre ad Andrea Marcucci sarebbe stato offerto il collegio uninominale nella sua Lucca, dove il centrodestra è in vantaggio, senza paracaduti nel proporzionale. In Toscana correranno anche Roberto Speranza (leader di Articolo 1), Marco Furfaro e il leader di SI Nicola Fratoianni, che sarà in un collegio uninominale e capolista rossoverde nel proporzionale. Letta invece dovrebbe rinunciare al collegio di Siena che l’ha eletto meno di un anno fa, per fare il capolista in ben 5 circoscrizioni.

FOLLA A NAPOLI, DOVE saranno paracadutati il ministro della Cultura Franceschini e l’ex segretaria Cisl Anna Maria Furlan. Accanto a loro ci sono l’attuale sottosegretario Enzo Amendola, Piero De Luca (figlio del governatore), il segretario del Pd napoletano Marco Sarracino (area sinistra). Poi c’è il rebus Di Maio, cui sarebbe assegnato un collegio non blindato nella sua Pomigliano.

OLTRE A CARLO COTTARELLI, che sarà uomo di punta nel nord, i dem si preparano a schierare anche la vicepresidente di Libera Enza Rando, l’ex ct della pallavolo Mauro Berruto e l’ex commissario Agcom Antonio Nicita, che sta lavorando al programma con il vicesegretario Peppe Provenzano (capolista in Sicilia). Conferme anche per il ministro Guerini, Antonio Misiani e il coordinatore di Base riformista Alessandro Alfieri in Lombardia (dove corre anche la coordinatrice dei volontari Silvia Roggiani). Ricandidate le capogruppo Serracchiani e Malpezzi, mentre Barbara Pollastrini ha annunciato il ritiro. In Sardegna, oltre al braccio destro di Letta Marco Meloni, correrà anche Renato Soru. In quota Articolo 1 certo un collegio per Susanna Camusso.