La repubblica vegetale offre in dono alle mani raccoglitrici migliaia di specie commestibili e curative. Erbe, foglie, semi, frutti, fiori. Una miniera di risorse. Un solido filo verde che unisce luoghi, epoche e discipline diverse. Tradizione ma anche bisogno: il termine alimurgia – che indica la conoscenza dell’utilizzo delle piante a scopo alimentare – è una contrazione del latino alimenta urgentia, alimenti in caso di necessità.

FRA LE MINACCE ALLA VITA selvatica che nutre e cura, oltre alla deforestazione, alla biopirateria e agli sconvolgimenti del clima, c’è l’oblio. Il filo della memoria, la capacità di riconoscere e utilizzare, rischia di essere spezzato. Per questo a ogni latitudine è importante il coinvolgimento delle nuove generazioni. A partire dalla scuola primaria, con i progetti formativi e i laboratori di conoscenza come quelli condotti e poi raccontati dalle autrici di Andar per erbe, la circolarità di un’antica tradizione (Maria Pia Macchi, Sara Maino e Fiorenza Tini). Il teatro è in Trentino, e precisamente la riserva di biosfera Alpi ledrensi e Judicaria. Là il Centro studi Judicaria (www.judicaria.it; anche per ordinare il libro) si propone fra l’altro di perpetuare «saperi troppo preziosi per essere cancellati», come leggiamo nella presentazione del testo.

IN QUEL TERRITORIO, il foraging o andar per erbe è centrale nella storia ed è ancora radicato, in parte. Come si rinsalda il rapporto fra giovani generazioni, la natura, la memoria collettiva? Lo spiega il libro, ricco di fotografie e disegni degli alunni. Il diario di lavoro che accompagna le attività si legge come un racconto. I bambini escono per boschi, campi e paesi, intervistano e registrano adulti – esperti di erbe a vario titolo – e il loro ruolo di ricercatori in erba favorisce lo scambio generazionale.

L’ALLENAMENTO SENSORIALE è centrale: nel ciclo delle stagioni, fra colori e odori, i piccoli guardano, toccano, annusano, imparano anche a estrarre con delicatezza i petali violacei della salvia e a mangiarli. Esperienze che richiamano il «bagno di foresta» nato in Giappone: immergersi nella natura con i cinque sensi e meditare sugli elementi. Del resto è una terapia vera e propria per diverse patolo gie adulte. Tornano in classe, riflettono, discutono, sintetizzano sulla lavagna, sfogliano le erbe, propongono ricette.

IN CLASSE LA CONDIVISIONE è un elemento fondamentale. E in classe arrivano personaggi affascinanti che portano piante, conoscenze, storie. Sarà vero che nella seconda guerra mondiale gli inglesi raccoglievano tanta rosa canina, ricchissima di vitamina C, per curare i soldati? Una maestra racconta poi che raccoglie con cautela (attenzione a non intossicarsi con le erbe sconosciute! Il punto è stato approfondito in un precedente libro, Foraging Judicaria) e che sì, vede in giro giovani raccoglitori, ma di soli asparagi. Ma la sfida del progetto è «creare circolarità in questo sapere e far sì che i piccoli conoscano anche più erbe rispetto ai loro nonni».

LE FINALITA’ DEI LABORATORI sono la conoscenza, la condivisione. E il ritorno alla raccolta. «Il senso della nostra ricerca è coinvolgere insegnanti, bambini e bambine, nonni e nonne, genitori attraverso una proposta educativa che guarda a un futuro di salute, per noi e per il pianeta. Imparando dalle piante, che ci insegnano a recuperare tradizioni integrandole in uno sforzo comune per la sostenibilità, tenendo tutti i sensi all’erta».

E GLI ALBERI? SONO «GENTE» secondo i popoli amazzonici («gente come noi», che non parla ma gode e soffre, nasce e muore, scrisse del resto anche Primo Levi ne Il sistema periodico). Lo sottolinea nel libro l’antropologa Maria Pia Macchi, presidente di Magia verde, un’associazione che porta avanti progetti nel campo della salute naturale e della nutrizione in India e Guatemala: il nome è quello che le donne raccoglitrici di terre lontane danno all’energia creatrice e rigeneratrice che si sprigiona da madre terra. L’«altruismo delle piante» è un altro insegnamento: hanno il dono di curare le persone, gli animali e le altre piante.

UN’AMPIA SEZIONE DI SCHEDE etno-botaniche chiude il libro. Per 50 fra erbe, fiori e bacche, le foto accompagnano le nozioni di base. In sintesi c’è tutto: nome, famiglia, nomi popolari, etimologia, habitat, epoca di raccolta, proprietà medicinali, uso alimentare – completo di ricette.