Ventiquattro ore dopo l’annuncio del congelamento della contestatissima riforma giudiziaria e dell’apertura al negoziato fatto lunedì dal premier Netanyahu, ieri sera sono cominciati colloqui promossi dal presidente Isaac Herzog tra la maggioranza di governo e due leader dell’opposizione Yair Lapid e Benny Gantz. «Un primo incontro di dialogo, un percorso negoziale per raggiungere un compromesso», l’ha definito Herzog. Il clima al tavolo della trattativa è teso e nonostante il cauto ottimismo espresso da Gantz – la sua «moderazione» nella crisi in atto ha fatto conquistare diversi punti in percentuale al suo partito, secondo i sondaggi – l’opposizione dubita che sia possibile arrivare a un compromesso con la maggioranza. Alcuni ministri, ha riferito qualche giornale israeliano, avrebbero spiegato dietro le quinte l’annuncio del premier come una «mossa tattica» volta a placare le proteste per poi rilanciare in Parlamento il progetto di riforma tra un mese, dopo le feste ebraiche. Sarebbe questa, sempre secondo i media, la garanzia offerta lunedì da Netanyahu al ministro della Sicurezza, il suprematista Itamar Ben Gvir, al quale è stata promessa l’istituzione della Guardia nazionale.

Non ha smorzato l’allarme la presentazione ieri alla Knesset di uno dei disegni di legge più contestati della riforma, quello della nomina dei giudici della Corte suprema. Le proteste contro l’esecutivo di ultradestra non si sono spente. Le Bandiere nere – uno dei gruppi che organizza le manifestazioni – hanno confermato la dimostrazione in programma sabato sera a Tel Aviv. «Non ci fidiamo di Netanyahu, andremo avanti» ha detto al manifesto, Roy Neuman, uno dei leader delle proteste «sappiamo che (il primo ministro) è un bugiardo di professione e che le sue parole non vanno prese sul serio». Netanyahu, ha aggiunto Neuman, «Prende tempo e tra qualche settimana proverà a dare la spinta finale alla riforma».

In crisi di consenso – i sondaggi danno il suo partito, il Likud, in deciso calo -, Netanyahu non può permettersi la caduta del governo e nuove elezioni. Per questo è sempre più nelle mani dell’ultradestra: Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. E nonostante la frenata data alla riforma giudiziaria, il primo ministro non ha ancora conquistato la fiducia di Joe Biden. La Casa Bianca ha fatto sapere che al momento «non c’è alcun piano per una visita» del premier israeliano negli Stati uniti.