Sono terminate ieri alle 22 le votazioni on line per le parlamentarie 5s. Circa 2mila le autocandidature per la composizione delle liste. Ogni iscritto ha espresso un massimo di tre preferenze: Camera, Senato e il listino di Giuseppe Conte, 15 nomi da «inserire con criterio di priorità in uno o più collegi plurinominali». Una novità che ha sollevato molte proteste perché con un colpo solo arrivano tre violazioni delle norme pentastellate: ci saranno, infatti, dei candidati paracadutati in altre regioni, che occupano più posti in diverse liste e, cancellando «uno vale uno», lo fanno bypassando il criterio orizzontale delle autocandidature. Nonostante i tentativi di «hackeraggio» denunciati e le difficoltà ad accedere al sito (addirittura aprendo ogni pagina del portale si generava una «coda virtuale» con attese di 20 minuti), l’affluenza su Sky Vote è stata alta: alle 11.30 erano già 15mila i voti espressi.

IL LISTINO DI CONTE («Sono persone che possono contribuire a realizzare le nostre battaglie» ha spiegato l’ex premier) ha agitato le acque nei giorni scorsi, l’avvocato Borrè (quello dei ricorsi a raffica sullo statuto) li ha definiti «i nuovi ottimati». Del gruppo scelto fanno parte il ministro uscente dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, i quattro vicepresidenti in carica Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde (viceministra al Mise) e Mario Turco più la sottosegretaria uscente all’Istruzione Barbara Floridia, l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, i capogruppo a Montecitorio e Palazzo Madama, Francesco Silvestri e Maria Domenica Castellone, e l’ex capogruppo Ettore Licheri.

IN QUOTA CIVICI gli ex procuratori Antimafia Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato (che ha avuto l’endorsement di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo assassinato nella strage di via D’Amelio), l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa che da generale dei Carabinieri responsabile della Forestale si è occupato della Terra dei Fuochi, il notaio di fiducia del Movimento Alfonso Colucci, il professore universitario Livio De Santoli che alla Sapienza di Roma insegna Energy management cioè transizione energetica ed ecologica e sviluppo sostenibile. Sui social i commenti dei delusi: «Uno vale uno, ma i 15 di Bepi hanno la priorità. Quindi i vostri iscritti votano in massa Gino, ma Bepi preferisce Pino e quindi Gino non entra in lista. Che potrebbe essere un vantaggio se si va a vedere lo spessore di alcuni personaggi eletti nel 2018 tipo Cunial, Taverna, Lezzi, Toninelli…».

AD AGITARE le parlamentarie anche i parenti «eccellenti». La ministra ai Giovani Fabiana Dadone non è candidabile per il limite dei due mandati, in lista c’è il marito Ergys Haxhiu. L’ex viceministro al Mise, Stefano Buffagni, ha ceduto il passo al fratello Davide. Samuel Sorial è fratello dell’ex deputato Giorgio. L’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta pure ha in pista il fratello Paolo che prova a giocarsi le sue chance al Senato. E poi ci sono «i paracadutati eccellenti» come la parlamentare Vittoria Baldino, contiana di ferro, approdata in Calabria direttamente dal Lazio.

«SI APRONO le parlamentarie. La nostra comunità contribuirà a scegliere i candidati che ci rappresenteranno. In bocca al lupo a tutti» è l’augurio via social di Roberto Fico, tra gli esclusi causa tagliola dei due mandati. Lo stesso motivo che ha tenuto fuori Paola Taverna, pure lei intervenuta sui social: «Ancora una grandissima prova di democrazia. I nostri cittadini al servizio del Paese e delle Istituzioni. È una delle cose che ci distinguono dagli altri: noi vogliamo scegliere, noi possiamo scegliere. Buon voto». Ma un altro dei volti storici, Danilo Toninelli, si è schierato con la fronda anti Conte: «Votiamo i nostri portavoce. Cerchiamoli nei listini liberi e aperti, dove tutti sono sulla stessa linea di partenza. I listini bloccati lasciamoli a Meloni o a Letta».

L’EX 5S passato con Luigi Di Maio, Vincenzo Presutto, attacca: «Con queste parlamentarie il partito di Conte celebra ufficialmente i funerali del Movimento». Ma l’ex premier rivendica: «Siamo la forza più progressista e innovatrice del sistema. Mi sembra che chi non ha grandi programmi continui a parlare di agenda Draghi. Se il metodo Draghi è decisionismo autoreferenziale, che potrebbe essere giustificato in una prima fase di emergenza, allora dico attenzione che siamo in democrazia parlamentare». Chiudendo poi le porte al Draghi bis: «Non ci sono assolutamente prospettive. Primo perché il diretto interessato non è disponibile. Secondo mi sembra che non abbia definito una politica economica e sociale di medio periodo».