“Lucca si gioca sempre sul filo del rasoio, l’altra volta abbiamo vinto per pochi voti, questa volta abbiamo perso per pochi voti”. La sintesi del presidente regionale dem Eugenio Giani ben fotografa quello che è successo al ballottaggio fra il centrodestra del “civico” Mario Pardini, uscito vincitore in rimonta, e il centrosinistra dell’altro “civico” Francesco Raspini, sconfitto per soli 685 voti. Non spiega però la disaffezione al voto: in una città sempre attiva culturalmente e fra le più prospere della Toscana, dopo il già preoccupante 46,6% del primo turno la partecipazione è ulteriormente calata, di quattro punti percentuali, fermandosi al 42,4%.
In numeri, Pardini ha conquistato palazzo Orsetti con il 51,03%, pari a 16.920 voti, mentre Raspini si è fermato al 48.97% con 16.235 voti. Un ribaltone, visto che due settimane prima per Raspini avevano votato in 15.244 (42,65%), e per Pardini in 12.278 (34,35%).

Dunque un migliaio di voti in più per Raspini e ben 4.600 per Pardini, che alla prova dei fatti ha giocato l’asso con il pur discusso “apparentamento al nero” con la coalizione Difendere Lucca, l’ItalExit di Pierluigi Paragone e Centrodestra per Barsanti. Una coalizione capeggiata appunto da Fabio Barsanti, consigliere comunale uscente eletto nel 2017 con Casa Pound, anima istituzionale della parte più di destra della città, e in grado di toccare il 9,5%. al primo turno. Per giunta anche il candidato sindaco Andrea Colombini della galassia no vax e no green pass, oltre il 4% in prima battuta, ha dato il suo personale endorsement all’imprenditore Pardini, già presidente di Lucca Crea, l’ente partecipato che organizza Lucca Comics.

In consiglio comunale ci sarà una maggioranza molto connotata: oltre a Fdi, Lega e Fi-Udc, e alla sua civica, Pardini dovrà tenere di conto dei sostegni di destra-destra degli ultimi giorni. “Bisogna partire dal fatto che la città è divisa in due – ha commentato il neo sindaco – e che io rappresento un lucchese su cinque. Il mio impegno sarà quello di ascoltare tutti, di essere il sindaco di tutti”.
Deluso naturalmente il centrosinistra – senza M5S e sinistra di alternativa- che aveva portato in città anche Enrico Letta per sostenere Raspini. “Lascia l’amaro in bocca la vittoria della destra – ha commentato la segretaria toscana dem Simona Bonafè – nonostante un percorso lineare che ha visto elezioni primarie per la scelta del nostro candidato sindaco”.

Il Pd si consola con Carrara, dove la “civica” Serena Arrighi dopo il 30% del primo turno riesce nell’impresa di battere il leghista Simone Caffaz, forte dell’appoggio al ballottaggio perfino di Italia Viva. Riportando così il centrosinistra alla guida della città del marmo, dopo i cinque anni pentastellati di Francesco De Pasquale. “Vengono premiate la coerenza e la serietà della candidata, del Pd e di tutti coloro che hanno mantenuto il punto sulle idee – annota Bonafé polemica verso i renziani – davanti a una aggregazione avversaria di partiti di destra e non solo”.