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Pancetta e fiamme: Corano a pezzi. Ira turca su Stoccolma

Pancetta e fiamme: Corano a pezzi. Ira turca su Stoccolma

Alleanze atlantiche Un cittadino di origine irachena autorizzato dalla corte, il rogo inscenato il giorno della festa dell’Eid al-Adha. Per Stoltenberg una brutta notizia: per la Svezia la Nato è più lontana

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 giugno 2023

Questa volta nessun neonazista dietro al nuovo rogo di una copia del Corano in Svezia. A far bruciare il testo sacro dell’islam è stato ieri un cittadino di origine irachena, Salwan Momika, 37 anni, rifugiato a Stoccolma perché oppositore politico del governo di Baghdad dove fu torturato e incarcerato per poi riuscire a scappare e ottenere asilo politico sotto la corona svedese.

Quando a febbraio chiese l’autorizzazione alla polizia per inscenare il rogo davanti all’ambasciata del suo paese se lo vide respinto, fece ricorso al tribunale amministrativo che ad aprile ha sancito il suo diritto di poter esprimere anche in quel modo il proprio pensiero.

MOMIKA AVEVA subito dichiarato che era «sicuro che il tribunale avrebbe applicato la legge svedese in modo equo e non avrebbe permesso che la legge islamica si ergesse al di sopra della legge svedese come aveva fatto la polizia con la decisione di respingere la mia richiesta».

Il motivo della protesta nasceva però dal primo rogo di gennaio, che fece infuriare la Turchia proprio durante il processo di adesione della Svezia alla Nato, quando l’avvocato islamofobo danese, Rasmus Paludan, bruciò una copia del Corano davanti all’ambasciata turca a Stoccolma. A seguito di quel rogo il parlamento iracheno votò una mozione di censura verso la Svezia per aver permesso l’azione dimostrativa di Paludan, un voto che è all’origine della protesta di Momika.

IERI, A SORPRESA, nel giorno sacro per i musulmani dell’Eid al Adha (quando i fedeli terminano il pellegrinaggio annuale alla Mecca) il rifugiato iracheno ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione a bruciare fuori dalla moschea di Medborgarplatsen, nel centro di Stoccolma, il testo sacro per i musulmani. Si è presentato, puntuale alle 13.30 come annunciato, affiancato da un interprete, circondato da un nutrito contingente di polizia e da una piccola folla di 200 persone, per lo più di fede islamica, che ha anche provato a lanciargli dei sassi.

Momika ha prima messo una fetta di pancetta tra le pagine del Corano e poi ne ha strappate alcune pulendosi le scarpe e infine ha dato fuoco a tutto il libro gridando «Abbiamo bruciato il Corano dicendo: svegliati Svezia. Questa è democrazia. Il vero pericolo e se ci dicono che non possiamo farlo».

Nonostante avesse dichiarato in precedenza che la protesta era solo contro il suo paese di origine e che personalmente non aveva nessuna opposizione all’adesione della Svezia alla Nato, immediate sono arrivate le reazioni dalla Turchia. Il ministro degli esteri Hakan Fidan ha subito condannato «l’atto abominevole in Svezia contro il nostro libro sacro, il sacro Corano. È inaccettabile consentire queste azioni e fare riferimento alla libertà di espressione. Tollerare atti così terribili significa essere complici».

UN RIFERIMENTO, quello del ministro turco, diretto alle istituzioni e al governo svedese che ieri mattina, per bocca del premier conservatore Ulf Kristersson, si era limitato a dire che deprecava il gesto ma «la legge svedese lo consente e le altre valutazioni spettano alla polizia».

Mentre a Stoccolma andava in scena il rogo il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, a Bruxelles, annunciava che la prossima settimana ci sarebbe stato un nuovo vertice tra Svezia e Turchia per definire l’adesione del paese scandinavo alla Nato.

Stoltenberg, la cui carica scadrà a novembre anche se potrebbe essere riconfermato, lavora fin dallo scorso anno per l’adesione di Finlandia e Svezia. Era riuscito ad aprile a far cadere il veto di Turchia (e Ungheria) solo sulla Finlandia convinto, prima del vertice Nato di Vilnius dei prossimi 11 e 12 luglio, di toglierlo anche su Stoccolma. C’è da immaginare che dopo il rogo di ieri i tempi per l’ingresso della Svezia nell’Alleanza saranno lunghi e non solo per l’irrisolta, per Ankara, questione curda.

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