Alla fine il Pride di Palermo il patrocinio del sindaco lo avrà. E, come l’anno scorso, Roberto Lagalla sarà in testa al corteo il prossimo 22 giugno. Però il messaggio politico che gli ha lanciato la sua maggioranza, bocciando l’ordine del giorno delle opposizioni che proponeva l’adesione del consiglio comunale alla manifestazione, è arrivato: eccome. A serrare le fila sono stati FdI e Lega, che hanno approfittato dell’odg per gettare legna sul fuoco dei rapporti tesissimi col sindaco da mesi.

Il voto è arrivato in piena notte, dopo la bagarre sul regolamento della movida che per mesi ha spaccato il centrodestra. Con imbarazzo i consiglieri della Dc hanno abbandonato l’aula, anche in Forza Italia il pugno duro degli alleati è rimasto indigesto. Lagalla però assicura di andare dritto per la propria strada. E dal suo staff il commento è laconico: «È il sindaco di tutta la città, non di una parte politica». Insomma, sui diritti libertà di coscienza, niente strumentalizzazioni.

La redazione consiglia:
Genitore 1 e genitore 2, si può. Salvini battuto

Il clima però nel centrodestra è incandescente. «La bocciatura si limita a un campo esclusivamente politico di quella giornata», dicono i consiglieri azzurri Ottavio Zacco e Catia Meli, tentando di smorzare i toni. Non è di questo avviso Sabrina Figuccia, capogruppo della Lega ed ex assessora proprio di Lagalla: «Mi auguro che il sindaco ricordi ancora quali siano i partiti che hanno permesso alla sua amministrazione di governare la città e ponga la giusta attenzione su scelte politiche tanto importanti quanto divisive».

Per il segretario della Cgil Mario Ridulfo e la responsabile politiche di genere e nuovi diritti, Bijou Nzirirane, «il no rappresenta un passo indietro per la città, un messaggio sbagliato da parte di una maggioranza politica che in realtà è ormai minoranza. Più che preoccupati siamo fortemente delusi». Mariangela Di Gangi, Massimo Giaconia e Giuseppe Miceli, firmatari dell’ordine del giorno si rivolgono a Dc e Forza Italia: «In materia di diritti siete così succubi ai diktat della destra? Oppure per la maggioranza le battaglie sui diritti civili sono soltanto utili per gli scontri di potere sulle teste delle persone? Quel che è certo è che anche su questo la città, i palermitani e le palermitane sono più avanti della maggioranza in consiglio comunale e saranno ancora una volta presenti in massa il prossimo 22 giugno per rivendicare diritti per tutti e tutte, a Palermo come altrove».

Per Famiglie arcobaleno, Arcigay, Coordinamento Palermo Pride, Ali D’Aquila-circolo di Refo e Cammini di speranza «il voto scandaloso ha svelato in modo esplosivo l’ipocrisia che caratterizza il dibattito consiliare sui diritti delle persone e delle famiglie lgbtqia+».