Il comunicato di Oxfam è uscito mentre all’Aja era in corso la prima udienza sulle procedure di emergenza chieste dal Sudafrica per fermare l’offensiva israeliana su Gaza.

Con una media di 250 palestinesi uccisi ogni 24 ore, «il bilancio giornaliero di morti a Gaza è il più alto di ogni altro conflitto del XXI secolo», scrive l’organizzazione citando i numeri di Siria (96,5 decessi), Sudan (51,6), Iraq (50,8) e Ucraina (43,9). L’ong dà poi conto delle condizioni ormai strutturali nella Striscia: carestia montante, sfollamento di massa in aree sempre più piccole, confini chiusi, malattie. Ieri il bilancio complessivo è salito a 23.469 uccisi, a cui vanno aggiunti migliaia di dispersi sotto le macerie. Tra le vittime 117 giornalisti, l’ultimo Muhammad Jamal Thalathini ucciso ieri mattina in un raid contro la sua casa.

Tra i 117 ci sono anche Hamza Dahdouh e Mustafa Thurayya, uccisi il 6 gennaio in un raid contro la loro auto a Rafah. Di loro ha parlato ieri l’esercito israeliano su X, definendoli «terroristi che hanno commesso atti terroristici contro Israele» e lasciando apparentemente intendere di averli presi di mira. Si muore anche altrove: in Cisgiordania il 37enne MajdiAbdel Latif Fashfasha è stato ucciso a Jaba, vicino Jenin, colpito dal fuoco dell’esercito israeliano, mentre nel sud del Libano a morire sotto i raid israeliani sono stati due medici a bordo di un’ambulanza del corpo di protezione civile legato a Hezbollah (25 i civili libanesi uccisi dal 7 ottobre).

A Gaza le bombe sono cadute in prossimità dell’ospedale Martiri di Al Aqsa a Deir al-Balah: otto uccisi. Nelle stesse ore le Brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno detto di aver colpito, in due diversi attacchi, un’unità di fanteria israeliana e tre veicoli militari, in entrambi i casi a est di Khan Yunis, ormai di fatto la linea del fronte più sanguinosa. Intanto prosegue, lontano dai riflettori, il negoziato gestito dal Qatar e sostenuto da Washington per un nuovo accordo di tregua tra Israele e Hamas. Ieri in condizione di anonimato un funzionario qatarino ha negato che del dialogo faccia parte l’espulsione da Gaza di alti membri di Hamas in cambio di un cessate il fuoco.

Nelle stesse ore, lungo le barriere tra Gaza e Israele, familiari degli ostaggi israeliani con un microfono hanno inviato messaggi ai propri cari, sperando potessero sentirli.