Le forze di occupazione israeliane hanno ucciso ieri otto palestinesi in Cisgiordania durante una serie di raid dell’esercito in città e villaggi scattati all’alba. Un altro giovane è morto a causa delle ferite riportate giovedì durante proteste a Tel, nei pressi di Nablus. L’incursione più sanguinosa dell’esercito israeliano è avvenuta nella città di Jenin e nel suo campo profughi, dove ha ucciso cinque palestinesi, tra cui due combattenti armati. Contro di loro sono stati usati anche i droni, sempre più presenti e con esiti letali nelle operazioni militari in Cisgiordania. Quello di ieri è stato il raid più distruttivo a Jenin dall’inizio di luglio, quando in due giorni le truppe israeliane uccisero 12 palestinesi e causarono danni per decine di milioni di dollari alle case e alle infrastrutture di base del campo profughi della città, noto da sempre come una roccaforte della militanza armata palestinese contro l’occupazione. Inoltre, due palestinesi sono stati uccisi nel campo di Al Fawwar (Hebron) e un altro in quello di Qalandiya a nord di Gerusalemme.

Sono almeno 144 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dal 7 ottobre da reparti israeliani, mentre il grosso delle forze armate dello Stato ebraico continua l’invasione della Striscia di Gaza. Le Nazioni unite ieri sono tornate a denunciare la pericolosità dell’escalation in corso in Cisgiordania e a Gerusalemme est, sottolineando che soldati e coloni israeliani stanno compiendo violazioni dei diritti umani e crimini di guerra contro i palestinesi approfittando dell’attenzione internazionale e dei media concentrata su Gaza e sugli scontri di confine tra Israele e Libano.

Il governo Netanyahu ha deciso di tagliare dai fondi palestinesi – tra 150 e 200 milioni di euro al mese – che raccoglie in tasse e dazi doganali per conto dell’Autorità nazionale (Anp) di Abu Mazen. Confischerà, ha fatto sapere, anche la quota destinata ai sussidi dell’Anp per le famiglie dei palestinesi prigionieri politici in Israele. Non riceveranno più permessi di lavoro per entrare in Israele i manovali di Gaza (circa 23mila). Alcuni di questi ieri sono stati fatti tornare a casa dal valico di Kerem Salam. La polizia nelle scorse settimane ha fermato e arrestato migliaia di lavoratori di Gaza che si trovavano in Israele al momento dell’attacco di Hamas il 7 ottobre. Non è stata ancora trovata una soluzione di compromesso per circa 3.000 manovali che si trovano detenuti in Israele pur non avendo compiuto alcun reato.